La protesta dei ristoratori fra sit in e colpi di scena

La manifestazione, promossa questa mattina in Largo Giannella, a Bari, dai commercianti aderenti alla Fipe, federazione italiana dei pubblici esercizi e dei ristoratori, si è conclusa senza incidenti, ma con più di una sorpresa e un colpo di scena.  

La protesta tenutasi contemporaneamente anche in altre 23 piazze in tutta la penisola, ha raccolto l’adesione di una parte del mondo degli esercenti, che ha protestato con tovaglie apparecchiate disposte per terra. Un centinaio i presenti, provenienti da tutta la regione. C’era, tra i dimostranti, anche Nicola Pertuso, consigliere nazionale dell’organizzazione, che ha dichiarato: “Dobbiamo rispettare le leggi, ma è fondamentale che gli aiuti promessi dallo Stato arrivino velocemente. In tutta Italia, ci sono oltre 300 mila aziende che operano nella ristorazione, che danno lavoro ad oltre un milione di addetti. Proprio ora, che ci stavamo riprendendo dagli effetti del primo lockdown sulle nostre imprese è arrivata questa mazzata, con la chiusura obbligatoria dei locali alle 18,00. Se non ci da una mano chi di dovere, rischiamo di fallire in molti.” 

I partecipanti erano seduti per terra, intorno alle figurate tavole imbandite, in quello che è stato un vero e proprio sit-in durante il quale sono state fatte risuonare, alla tromba, le note del “Silenzio’. Ma, mentre si avvicendavano gli interventi al microfono dei rappresentanti della Fipe-Confcommercio ecco il colpo di scena:  una cinquantina di persone, si è predisposta a pochi metri dalla recinzione all’interno della quale si stava svolgendo l’evento.   Al grido di “buffoni”, dietro uno striscione che recitava “se falliamo noi, fallite anche voi” hanno  manifestato così, in maniera palese, la spaccatura che sta attraversando il mondo produttivo, sia a livello locale che nazionale. In questo secondo gruppo di contestatori, abbiamo raccolto la testimonianza di Antonio Lorusso, proprietario del disco-pub Dexter, in via Giulio Petroni: “Rifiutiamo di unirci a chi manifesta solo per visibilità, inscenando un comizio dal sapore politico. Non permettiamo che nessuno metta il cappello sulle legittime pretese di una categoria come la nostra, vessata da misure inique, che ci impediscono di proseguire nel nostro lavoro. Ovviamente, la salute è  al primo posto, ed infatti molti di noi hanno investito somme cospicue per uniformarsi alle normative. Lo schiaffo della chiusura, adesso, proprio non ce lo meritiamo.” 

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