Due corsie per senso di marcia, complanari, spartitraffico, pubblica illuminazione: non c’è dubbio che la Sp60, nonostante il suo breve tracciato (meno di 4 km), sia una delle strade extraurbane più trafficate di Bari. L’arteria collega la cittadina di Triggiano alla sua “marina”, San Giorgio, divenuta a tutti gli effetti un quartiere del capoluogo in epoca fascista.
Si tratta di una strada storicamente percorsa in lungo e in largo, dal momento che costituisce una porta di accesso al mare anche per i comuni limitrofi a Triggiano, oltre che un accesso alla tangenziale di Bari/Ss16. Molti i ciclisti in viaggio (qualcuno si avventura addirittura a piedi), a tutte le ore, come pure i mezzi pesanti per le tante attività produttive presenti in zona. Di certo non sono mancati incidenti mortali, e lo testimoniano alcune lapidi poste sul luogo.
Il poderoso ampliamento è stato realizzato in occasione dell’apertura del centro commerciale Bariblu, avvenuta nel 2007, per mettere in sicurezza la strada e per sostenere i nuovi volumi di traffico. L’ultimo upgrade risale invece al gennaio 2019, quando finalmente l’arteria è stata illuminata grazie all’installazione di lampioni a led. Sembrava che tutte le criticità della Sp60 fossero state risolte, ma così non era.
Già poche settimane dopo l’attivazione dell’impianto, diversi corpi illuminanti (in gergo “armature”) non si accendevano o emettevano luce fioca, lasciando zone d’ombra qua e là. Di frequente restava al buio persino un intero tratto della strada. La Città Metropolitana di Bari, in qualità di gestore, richiamò dunque la ditta esecutrice dei lavori e ottenne la sostituzione in garanzia delle armature difettose. Ebbene, in breve tempo si è tornati alla situazione di partenza. Chiaro che alla base di tutto ci sia un problema di posa in opera o di materiali scadenti, dinamiche purtroppo consuete negli appalti pubblici. Tuttavia è inammissibile che non si tutelino a dovere gli interessi della collettività, anche garantendo un corretto utilizzo dei fondi.
Nemmeno sul fronte della manutenzione, la Sp60 è gestita adeguatamente in relazione al traffico che sostiene. Il manto stradale è stato rifatto parzialmente appena un mese fa, alla bell’e meglio, per la prima volta dopo l’ampliamento delle carreggiate. Questo vuol dire che un’arteria a scorrimento veloce, percorribile fino a 80 km/h, è rimasta per troppi anni in condizioni precarie, con avvallamenti estesi dell’asfalto, buche aperte dalle piogge, segnaletica orizzontale sbiadita e più di qualche cartello divelto.
Note dolenti anche sullo sfalcio della vegetazione infestante, eseguito solo un paio di volte all’anno e con estrema superficialità. Tra arbusti lasciati crescere senza valido motivo, alberelli che spuntano sullo spartitraffico, scarti di potatura abbandonati sul ciglio della strada, rifiuti emersi dalle sterpaglie e non asportati (complice l’inciviltà dei cittadini), la sensazione è sempre quella di un lavoro lasciato a metà o svolto al massimo risparmio. I cespugli che sporgono sulle carreggiate sono un vero e proprio pericolo, perché costringono i ciclisti a spingersi più al centro e riducono la visibilità sulle complanari, oltre a nascondere in alcuni casi i segnali; non basta sfoltirli timidamente, andrebbero sradicati. Infine, laddove rotatorie e isole di traffico anonime potrebbero essere riqualificate anche con la sponsorizzazione dei privati, il tutto viene invece lasciato in preda alle erbacce e al degrado: un pessimo biglietto da visita per il territorio, del quale ne fanno le spese ingiustamente i comuni interessati.
Rivolgiamo dunque un appello alla Città Metropolitana, affinché vigili con maggiore attenzione sulla qualità dei lavori pubblici e sulle condizioni delle infrastrutture di propria competenza, in particolare la rete viaria. Che la sicurezza sia sempre al centro nella pianificazione degli investimenti, senza trascurare nemmeno il decoro quando possibile.