Clan Misceo-Telegrafo, arrivano le condanne definitive: 12 persone in carcere

Una storia di violenze, intimidazioni, illegalità, usura, omicidi e droga. Per gli investigatori era uno dei più attivi e pericolosi  clan mafiosi che dal San Paolo era partito alla conquista di alcuni comuni dell’hinterland, come Noicattaro e Palo. Dopo anni di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dal Nucleo di polizia tributaria di Bari e dal Servizio centrale investigazione criminalità organizzata, sono arrivate le condanne: da 14 anni a 7 mesi per 12 persone portate in carcere.

Ricostruita minuziosamente – nell’operazione “Ampio spettro” – una pagina di storia criminale della città risalente al periodo 2013-.2015. Giuseppe Misceo detto “Pinuccio il fantasma”, e Arcangelo Telegrafo soprannominato “Angioletto”, erano i punti di riferimento principali. Con loro, un ruolo di spicco lo aveva Umberto Fraddosio “Cimino”. I reggenti del clan, pur sempre attenendosi alle direttive impartite dal carcere dal “fantasma”, avrebbero diretto il gruppo criminale dedito ad una molteplicità di attività illecite, tra cui l’usura ai danni di soggetti privati ed imprenditori, nei confronti dei quali erano adottati anche metodi cruenti per ottenere il pagamento degli interessi o delle somme estorte, e le estorsioni, con i vari affiliati che, avvalendosi della forza di intimidazione del clan, costringevano numerosi imprenditori edili, operanti nelle zone di influenza del gruppo, a corrispondere somme di denaro con cadenza periodica. Altra attività fiorente era il traffico di sostanze stupefacenti e lo spaccio al dettaglio grazie da una capillare rete di piccoli pusher dislocati in posizioni strategiche dei territori di competenza .

L’attività investigativa ha permesso di far luce su alcuni fatti di sangue sfociati nell’omicidio di Donato Sifanno, nipote del boss Pinuccio Mercante, conosciuto come “Pinucc u’ drogat”, avvenuto nel quartiere San Paolo. In particolare, il gruppo è ritenuto responsabile del ferimento dei fratelli Loiodice e del tentato omicidio di Donato Sifanno. Più volte i finanzieri sono riusciti ad evitare escalation di faide interne ed esterne sottraendo al clan armi e munizioni che sarebbero serviti per agguati o per azioni intimidatorie dirette a consolidare l’autorità del clan soprattutto nel quartiere San Paolo, territorio di conquista dove storicamente si sono verificate diverse contese tra le varie famiglie criminali egemoni sul territorio barese.

Le indagini inoltre hanno portato al sequestro di quote societarie di 3 aziende, 4 autovetture, 1 autocarro, 1 motoveicolo, 9 immobili (7 abitazioni e 2 locali commerciali), 1 compendio aziendale e svariate polizze assicurative, per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro.

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