Ines Pierucci, dal giugno 2019 assessore del Comune di Bari alle politiche culturali e turistiche, alla sua prima esperienza politica istituzionale, ma attiva sin dagli inizi nella cosiddetta Primavera Pugliese, una delle stagioni più belle della nostra regione, considerata a livello nazionale modello di laboratorio della buona politica.
Laureata in lingue e letterature straniera, russo e bulgaro, un master in giornalismo musicale ed uno per redattori editoriali, numerose esperienze lavorative e tirocini formativi nei settori dello spettacolo, della editoria, della comunicazione, della informazione; tra le numerose attività promotrice di una serie di festival ed iniziative culturali, componente del Comitato scientifico del centro nazionale per il libro e per la lettura e coordinatrice nazionale della Associazione Presìdi del libro.
Assessore quale, a suo parere, la situazione politica oggi della nostra città?
“Una situazione politica assolutamente felice, il sindaco è un leader del quale i momenti di profonda crisi, come questo, hanno sempre avuto bisogno. Un rappresentante politico che prenda la responsabilità di avviare dei processi e che non si ponga come colui che ha la ricetta pronta, ma che si metta in discussione insieme a tutti i sindaci d’Italia. L’ attuale straordinarietà ci mette di fronte altresì alla necessità non solo di una persona, ma di una comunità di tanti singoli che nel loro piccolo si responsabilizzino e dunque di una collettività partecipe che tenga insieme il tessuto sociale del Paese, assicurandosi che nessuno venga lasciato indietro. La cultura, maggiormente adesso, è fondamentale e necessaria per scongiurare gli individualismi e la posizione di sudditanza e di disagio psicologico nei quali ci si può trovare”.
Prima di parlare del Covid vorremmo un parere, come donna, mamma e persona impegnata nella politica attiva, sulle quote rosa, di cui tanto si è discusso in occasione dell’ultima tornata elettorale che qui in Puglia ha visto la riconferma di Emiliano.
“Credo che le quote rosa siano uno strumento utile per cercare di superare quella discriminazione, il più delle volte sottile e strisciante, che rende maggiormente difficile alle donne non solo affermarsi in determinati ambiti, ma anche le mette nelle condizioni di dover costantemente dimostrare la propria competenza e meritare il ruolo. Fermo restando che le ritengo valide se non strumentalizzate, infatti mi definisco “femminista” poiché sono contraria ad ogni estremismo che prescinda dalle competenze, che sono la sola possibile base di confronto, e faccia riferimento solo al genere di appartenenza. E non si tratta solo della parità di genere, ma di trascurare la parte più scolarizzata al mondo. Le donne leggono di più, seguono un percorso formativo più lungo per raggiungere standard professionali uguali a quelli degli uomini, se non inferiori, e ancora oggi devono lavorare di più per dimostrare continuamente di essere allo stesso livello”.
Pochi mesi dopo la sua elezione si è dovuta confrontare con l’emergenza causata dalla pandemia che ha portato all’annullamento della festa di san Nicola e del corteo storico. Quali altre manifestazioni sono state annullate?
“Le manifestazioni programmate sono state soltanto rinviate e tutto il lavoro svolto troverà la sua realizzazione nella prossima primavera. In particolare a maggio si svolgerà il festival dell’architettura, tra il 21 ed il 24 aprile è in programma il festival dell’audiolibro e del podcast “Libri e voci”, che sarà realizzato in presenza o online a seconda di quella che sarà al momento la normativa vigente; ancora dal 28 al 30 maggio avremo il “Lungomare di libri.” Auspico soprattutto la ripresa quanto prima della stagione di prosa che, in attesa di riprendere gli spettacoli già riprogrammati dalla scorsa stagione, vedrà un prologo inedito con un ciclo di incontri letterari tra scrittori e musicisti della scena contemporanea indie, pop e rap per rendere sempre più trasversale il pubblico a teatro”.
Cosa può dirci della candidatura di Bari a capitale della cultura italiana?
“Durante i mesi di lockdown abbiamo svolto un lavoro importante e dettagliato, con il coinvolgimento di 300 sigle ed un comitato scientifico di oltre 20 esperti, in sinergia con l’Università, il Politecnico, enti di ricerca, la Basilica di san Nicola, i rappresentanti delle istituzioni e delle più importanti associazioni, anche regionali, per presentare la candidatura di Bari sotto l’egida del culto Nicolaiano. Una candidatura anche laica, ci tengo a precisare, perché san Nicola rappresenta l’identità di tutte le realtà culturali baresi, carico di archetipi importanti come il femminile, a favore del quale san Nicola non teme di intervenire, il dialogo interreligioso tra Oriente e Occidente, di cui il santo di Mira è sin dagli inizi l’emblema; il sacro, con una particolare attenzione alle icone ed alla espressività per immagini della cultura orientale. Ed ancora il Mediterraneo, come luogo del dialogo e delle contaminazioni, in cui ciascuno deve imparare ed insegnare all’altro, secondo la visione di Franco Cassano, lungo il quale si dirama la storia del santo. Ma l’aspetto che più mi ha affascinato è quello della leggenda del santo, il racconto, la parola tramandata destinata ad essere letta e che attraverso i secoli ed i contesti muta trasformando un uomo in un mito”.
Quali i tempi per questa candidatura?
“La risposta la avremo adesso in questo mese di novembre, ma, in caso di vittoria, il nostro anno sarà il 2022 perché per il 2021 si è deciso di privilegiare la città di Parma che nel 2020 non ha avuto modo di dar corso alla sua vittoria. In ogni caso il lavoro fatto non andrà perso, anche se la città di Bari non fosse riconosciuta come Capitale italiana della cultura. Il percorso partecipativo della candidatura è stato l’occasione di posizionare al centro della visione delle politiche culturali della città il culto Nicolaiano che attraversa il tema religioso, ma anche quello della accoglienza, della solidarietà, del femminile, del sacro, della luce e delle culture e delle tradizioni unite sotto il segno della diversità”.
Cosa pensa della idea che si sta realizzando in questi ultimi tempi, a causa della chiusura dei teatri, di diffondere in streaming gli spettacoli? La rete può essere veicolo di cultura teatrale?
“A riguardo ci tengo a precisare che il teatro, per sua stessa definizione, è spettacolo dal vivo, con tutte le implicazioni emotive, le difficoltà e le peculiarità che questo comporta. Pertanto pur ribadendo il mio rispetto per quanti decidono di percorrere questa strada ed augurando loro il massimo del successo, ritengo che soprattutto per un pubblico più giovane, impegnato in diverse ore di lezioni giornaliere di didattica a distanza, non sia la strada più adatta”.
La sua delega riguarda anche il turismo ed il marketing territoriale. Quali le iniziative specifiche intraprese?
“Sin dall’inizio della emergenza abbiamo attivato un tavolo permanente, che si riunisce ogni mese, con tutti gli stakeholder del settore, dai rappresentanti delle agenzie di viaggio a quelli delle guide turistiche, degli albergatori, delle strutture extra alberghiere e di tutte le associazioni coinvolte nel comparto, come quello crocieristico. Dopo il momento felice, forse vissuto con troppa leggerezza di questa estate, quando la nostra regione era un’isola felice rispetto alla diffusione del contagio, adesso bisogna ripartire. Per la prima volta a servizio del turismo stiamo mettendo a sistema il cartellone culturale, condividendo con il settore l’intera programmazione affinché possa diventare anche strumento di promozione turistica. Inoltre con 12 assessori comunali di alcuni importanti centri urbani abbiamo creato una rete per rendere la cultura strumento di promozione del territorio con ricadute concrete sul turismo”.
Nello specifico ci sono in programma iniziative per valorizzare la cultura e il nostro territorio in sinergia?
“Mi piace partire dall’idea che la cultura debba esprimere anche le peculiarità di un territorio e che pertanto è indispensabile partire dal valorizzare ciò che si ha. Pertanto nei prossimi mesi realizzeremo una iniziativa per la valorizzazione degli autori di street art presenti nel nostro territorio, coinvolgendo i diversi quartieri cittadini nella definizione di un percorso ad un tempo artistico e turistico. Anche nella interlocuzione con grandi agenzie di arte cerco di non avere prodotti preconfezionati, anche se di grandi artisti, ma di realizzare progetti che in qualche modo dialoghino con il nostro territorio. Per fare un esempio concreto vedrei impossibile a Bari una mostra sul grande Alfons Mucha, tra i più rappresentativi dell’Art nouveau degli inizi del ‘900 senza farla in qualche modo dialogare con le espressioni del liberty nella nostra città che hanno visto i fratelli Prayer affrescare l’Aula magna ed il Salone degli affreschi del palazzo Ateneo e l’Aula consigliare, Duilio Cambellotti decorare il Palazzo dell’acquedotto, e ancora realizzare diversi palazzi che hanno dato un’anima liberty alla città, attestata anche dalla Associazione italiana liberty con un riconoscimento nello scorso novembre. Ancora, ci siamo attivati in sinergia con la Cattedrale, per il restauro degli Exultet e del benedizionale conservati nel museo Diocesano cittadino, opere uniche di epoca medievale, e per la promozione della loro conoscenza tra i cittadini. A breve emaneremo il bando per contributi culturali di iniziative già realizzate e il bando per abbellimento e decorazioni della città, anche con sonoro e videomapping, durante il periodo natalizio”.
Supereremo tutto questo?
“Purtroppo temo che solo il vaccino ci permetterà di uscire definitivamente da questa situazione, prima si alterneranno chiusure e aperture per gestire il contagio”.
Alessandra Campione