La chiamano usura di prossimità. E’ efficace, immediata, arriva prima dello Stato perché a muovere i fili sono gli insospettabili, gli usurai della porta accanto, gli strozzini di quartiere, trasformati in consulenti del welfare mafioso. Loro garantiscono i finanziamenti, spesso senza chiedere contropartite immediate a chi – per vari motivi – non può usufruire dell’accesso al credito ufficiale.
E in questa attività la parità di genere – come dimostra l’ultima operazione della Guardia di Finanza – è stata ampiamente raggiunta: 10 dei 13 arrestati (5 in carcere e 8 ai domiciliari) sono donne. Sono”le cravatte rosa” ad avvicinare i più deboli, a condurre le trattative, ad erogare i prestiti. Sei di loro usufruivano anche del reddito di cittadinanza. Arrotondavano, si dice dalle nostre parti. Utilizzavano lo Stato come un bancomat.
L’usura di prossimità rende di più nei quartieri popolari, l’ dove la gente tira a campare con difficoltà, ma allo stesso tempo non vuol fare vedere di essere in affanno, perché oggi è più importante apparire che essere: San Paolo, San Pasquale e Japigia il terreno degli strozzini della porta accanto. Ti danno 20 euro per la spesa e poi ne pretendono 50. Un microcosmo fatto di bisogni e di necessità immediate, quotidiane. In cambio, magari, anche la richiesta nel tempo di conservare un pacco, di portare una busta a qualcuno, di nascondere qualcosa. Così la rete di complicità si allarga, garantisce quell’impunità a chi muove droga e armi e rende più difficile il lavoro degli investigatori, alle prese con gli insospettabili, trasformati in corrieri o custodi dei clan. Un abbraccio spesso mortale, dal quale diventa impossibile sottrarsi.
Che l’usura nei momenti di crisi schizzi vertiginosamente, non è un mistero per nessuno. Il volume d’affari stimato solo in provincia di Bari è di circa un milione di euro, con tassi di interesse mai inferiori al 50 per cento, con punte del 5mila per cento annuo. I dati della Fondazione San Nicola e Santi Medici in Puglia rappresentano la cartina tornasole sul territorio. La fotografia più recente su Bari risale al 2019 e ai primi mesi di quest’anno: 550 persone indebitate, garantiti 6 mutui per 344mila euro con i fondi dello Stato, 9 pratiche in fase di erogazione per altri 519mila euro, alle quali aggiungere 28 beneficenze per 100mia euro di fondi propri, 12 tra sovvenzioni, anticipazioni e microcredito per 90mila euro, 2 finanziamenti bancari per 4mila euro, 2.179 le posizioni esaminate dal comitato di solidarietà per le vittime dell’usura. Più del numero di contagiati da Covid. Diciannove, invece, le istanze accolte per la Puglia dall’ufficio straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiusura. Certo, resta pur sempre una goccia nell’oceano. Ma sono pochi, purtroppo, quelli che decidono di denunciare gli aguzzini e di uscire dal tunnel.
“Cravatte rosa”, però, dimostra che le istituzioni ci sono. Il meccanismo repressivo funziona. Tutto è partito dalla denuncia di una vittima anziana: nonna coraggio. Un esempio per tutti.