Si sono dati appuntamento questa mattina, alle 11, per protestare contro le scelte del governo nazionale e regionale in materia di contenimento della pandemia da Cocid-19. Una cinquantina di cittadini, appartenenti alle categorie più colpite dalle restrizioni al commercio attualmente in vigore, hanno così inscenato una manifestazione a Bari, in prossimità della sede della presidenza della Regione, sul lungomare Nazario Sauro.
La richiesta dei dimostranti di incontrare Michele Emiliano non è stata esaudita, perché il presidente dell’ente regionale non si trovava in loco. I manifestanti, che si sono raccolti nel gruppo Facebook “Bari non chiude”, hanno promesso di organizzare nuove e più numerose iniziative per mostrare il loro dissenso. Abbiamo raccolto la testimonianza di due ristoratrici, arrabbiate per i provvedimenti presi nei confronti della loro categoria.
Per Giovanna Campagna “devono decidere, una volta per tutte. Se c’è pericolo per la salute, vanno chiuse le attività che non siano di prima necessità, ed indennizzati gli imprenditori. Lasciare aperti alcuni negozi, senza gente disposta ad entrarci per fare acquisti, è assurdo. Per quanto riguarda la ristorazione, con l’asporto ed il domicilio nessuno riuscirà mai a pagare dipendenti ed affitto. Siamo in crisi nera, da mesi, e nessuno ci aiuta.”
Posizione simile quella di Amanda Angiolelli: “Qualcuno dovrebbe spiegarmi, ad esempio, perché lasciano aperti gli esercizi che vendono, ad esempio, gli abiti da sposa, senza che ci siano, di fatto, più matrimoni. Lo stesso principio vale per i commercianti di vestiario. Portatemi qui qualcuno che compra un abito per sfoggiarlo in casa. Siamo stufi, e pronti a scendere in piazza ancora.”