La droga arrivava a bordo di un motopeschereccio che attraversava l’Adriatico tra le due sponde, quella albanese e quella pugliese. Poi, veniva smistata a bordo di automezzi col doppio fondo che raggiungevano le piazze di spaccio, comprese quelle del Nord Narese e della Capitanata. La sede operativa era un’autorimessa di Bisceglie. A tirare le fila, il clan Palermiti-Milella, uno dei più attivi nel capoluogo pugliese..
A sgominare l’organizzazione internazionale di trafficanti, la Guardia di Finanza. I militari del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria e della Stazione navale di Bari hanno eseguito, tra Puglia, Lombardia e Sicilia, un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali a carico di 15 persone e un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di 3,5 milioni di euro. In manette sono finiti C.G. cl. ’56, detto “U’ Molfettese”; C.G. cl. ‘80; M.G. cl. ’74, detto “Il pelato”; S.A. cl. ’72, detto “Montecitorio”; B.V. cl. ’75, detto “Tre bandiere”; M.V. cl. ’64, detto “Il notaio”; D.A. cl. ‘85; S.G. cl. ’90, detto “Z”; M.G. cl. ’96, detto “U’ uarnaridd”; C.L. cl. ’61, detto “Luli”. Per loro si sono aperte le porte del carcere, mentre sono ai domiciliari M.M. cl. ‘86; G.B. cl. ‘72; B.A. cl. ‘77; C.R. cl. ‘87; G.F. cl. ‘92. Tra i 15 arrestati, ci sono 3 persone che ricevono il reddito di cittadinanza.
Complessivamente sono 28 le persone indagate, a vario titolo, per i reati di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope aggravata dalla transnazionalità, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate, trasferimento fraudolento di valori e ricettazione, di cui 15 destinatarie di misura restrittiva.
Durante l’indagine, coordinata dal pm della Dda di Bari Ettore Cardinali, sono stati sequestrati kg 709,42 di marijuana, kg 1.036,86 di hashish, gr. 333 di cocaina, 1 pistola Glock, munizionamento di vario calibro, oltre 339.000 euro in contanti, 14 autoveicoli, 1 motoveicolo e 1 motopeschereccio.
I contatti erano diretti, rarissimi i contatti telefonici. Gli affiliati parlavano in codice e definivano la droga di volta in volta «lucchetto», «insalata», “batteria», «pakko». A confermare il sistema, le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, con ruolo apicale del gruppo di mafia Palermiti-Milella da sempre dedito al narcotraffico. Le utenze erano dedicate e intestate a prestanome.
C’era anche una cassa comune nella quale confluiva il ricavato della vendita con la decurtazione delle spese di approvvigionamento e le spese legali.