Il vaso rotto indica una realtà smembrata nella sua unità, cocci infranti e inutilizzabili, materiale destinato al fallimento. Eppure indica anche staticità, perché il vaso è lì e non è stato ancora dato via, anzi quei cocci minacciano ricordi, addirittura legami affettivi che portano al recupero, al restauro. E poi i fiori, che non ci starebbero nel vaso rotto se non fosse quest’ultimo capace di contenere ancora terra, humus. Vita.
Questo titolo mette insieme la rottura e la vita, il recupero e la bellezza, e lo fa attraverso il racconto quotidiano della malattia, ovvero attraverso l’esperienza umana che fra tutte può sembrare la più rabbiosa, frustrante, lacerante. Una malattia come il cancro che obbliga alla convivenza, che pervade il corpo e vi rimane sconosciuta, più che mai in questo caso. E sfida, chiama alla lotta, provoca, vuole mettere a tappeto e vincere. Vuole rompere il vaso.
La storia di Enrico Signorile e della sua lunghissima malattia è invece una storia di sorrisi e di gioia, di convivenza con l’impossibile, di lotta quotidiana che continuamente svela il mistero che è dentro di noi, impone il rapporto con il tempo ancora disponibile e chiama le ultime (ultime?) forze a dare un significativo sforzo di incisione sul sistema che accompagna il malato. E da quell’incisione non nascono solo lacrime, ma sorrisi, condivisi e comunitari come si dice nella prefazione, sguardi corali che si preparano a lasciare il vaso rotto e ad ammirare la bellezza dei fiori che improvvisamente ne vengono fuori.
Chissà cosa è costato quello sforzo, chissà cosa sentono nel profondo le persone che hanno accompagnato il povero Enrico nel suo cammino. Sentono certo la commozione profonda che diventa muta e non vuole parole: il resto appartiene al loro affetto ed è un bagaglio inestimabile. Di certo però, chi legge questo libro così delicatamente tessuto da Lucio D’Abbicco, si lascia animare e contaminare dagli sguardi sereni di chi sulla via dell’Oltre ha intravisto non solo il mistero, ma lo stupore. E ha vinto, anche da uomo, la malattia.
P.s.: il ricavato delle vendite andrà al Centro regionale per la ricerca e la cura dei tumori rari “Maria Ruggieri” presso l’istituto tumori “Giovanni Paolo II” di Bari.
Francesco Minervini