“Accogliente, ambiziosa e mediterranea”. Il sindaco Decaro racconta la sua città

Lo sguardo austero e determinato di Gioacchino Murat, uno dei padri della città, non lo abbandona un momento. E’ una presenza costante, un punto di riferimento per ricordarci chi siamo. “Il quadro è una copia – spiega Antonio Decaro nel suo ufficio – l’originale si trova nella reggia di Caserta”.

La stanza trasuda storia. Dalla scrivania intarsiata in legno (“Vede, qui c’è lo stemma di Bari, con la corona turrita e l’effige di San Nicola. Immagine che col tempo è sparita dalle riproduzioni ufficiali), agli encomi rilasciati alla città, appesi alle pareti, risalenti al primo e al secondo conflitto mondiale. Poi, una serie di oggetti regalati anche a chi ha occupato nel tempo la stanza del primo cittadino. In bella vista, una pila di decine di lettere inviate dai cittadini, con le inevitabili richieste ma anche con i ringraziamenti di rito. La riproduzione della torre dell’Orologio di Tirana, donata dal sindaco della capitale albanese, ricorda il legame sempre vivo con l’altra sponda dell’Adriatico. Non può mancare la statua di San Nicola: “Me l’ha regalata Michele Emiliano, così quando litighiamo ci pensa lui, il santo, a farci fare pace”.  C’è posto anche per una caravella in argento.   

La tecnologia è rappresentata dal grande televisore col quale si avviano le video chat istituzionali, un appuntamento obbligatorio nel Terzo millennio.  Antonio Decaro la mascherina anti Covid non la toglie neanche durante l’intervista: “Gli esempi sono importanti”. Ecco il gonfalone, sedie e divanetti d’epoca, di un mondo che non ci appartiene più: “Per rifare la copertura delle sedute abbiamo dovuto interpellare la Soprintendenza”. 

   E’ vero che da bambino voleva fare il sindaco?

“Sì, da piccolo, quando sedevo nella tribuna stampa del consiglio comunale per ascoltare mio padre, allora consigliere, fare i suoi interventi, sognavo che un giorno anche io sarei stato tra quei banchi. Oggi è per me un onore avere la possibilità di amministrare la mia comunità”.

 Le piacciono le sfide difficili: ha iniziato la dieta sotto Natale…

“Mi piacciono le sfide impossibili… È vero, ma in questi giorni, quasi non ci credo, non sto sgarrando troppo e ho trovato addirittura qualche ora per fare un po’ di esercizio fisico”.

Come è cambiato il modo di amministrare le città?

“Credo che negli ultimi anni la città abbia acquisito maggiore consapevolezza delle sue potenzialità e dei traguardi a cui può ambire. Per questo i cittadini scelgono sempre più spesso di impegnarsi in prima persona nel cambiamento della realtà che li circonda, a partire dalle abitudini e dagli stili di vita. Questo determina anche una richiesta di maggiore responsabilità agli amministratori e di politiche sempre più mirate rispetto ai progetti di sviluppo della città. Il che, per noi amministratori, se da un lato è un pungolo costante, allo stesso tempo permette alla comunità di essere più forte e più determinata rispetto agli obiettivi da raggiungere. Difficilmente oggi una politica di successo può prescindere da un percorso di condivisione e di partecipazione attiva della cittadinanza”.

Tre parole per descrivere questa città?

“Accogliente, ambiziosa, mediterranea”.

Tre parole per descrivere i baresi?

“Resilienti, calorosi, intraprendenti”.

Il sindaco più amato d’Italia. Quanto le fa piacere il riconoscimento?

“Non sono mai stato un amministratore alla ricerca del consenso. Ho sempre preferito l’ascolto attento dei suggerimenti e delle proposte dei miei concittadini ma non ho mai inseguito il loro consenso a tutti i costi, tant’è che spesso ho fatto scelte impopolari. Questo mi è valso qualche improperio, però poi i cittadini hanno compreso e hanno cambiato idea. Anche io, grazie a loro, ho cambiato idea su alcune cose. I riconoscimenti più importanti sono i cambiamenti della città che ogni giorno vediamo accadere sotto i nostri occhi”.

 Ci racconta una sua giornata tipo?

“Solitamente comincia molto presto con la lettura dei giornali e la visione dei telegiornali, nazionali e locali. Indipendentemente dagli impegni in agenda, mi piace arrivare in ufficio abbastanza presto e cercare di programmare la giornata con alcuni dei miei collaboratori. Solitamente durante il pranzo incontro gli assessori della giunta, abbiamo una specie di appuntamento quotidiano in un posto fisso. Questo ci aiuta a scambiarci opinioni e a lavorare in sinergia. Sono sempre stato un fautore degli scambi di idee davanti a un piatto caldo. Poi la giornata fila tra gli incontri, i sopralluoghi, le riunioni in videoconferenza. Ecco, se c’è una cosa che questa situazione drammatica ci ha insegnato, è che si possono fare tante cose risparmiando tempi e costi dovuti agli spostamenti per le riunioni in presenza”.

Ha una grande confidenza con i social. L’ultima trovata è stata la tombola sul web. Come nascono le idee?

“In realtà la tombolata virtuale non è stata una mia idea ma un progetto che l’assessorato al Welfare ha condiviso con i cittadini e i centri famiglia. Io ho soltanto partecipato e mi sono divertito un sacco. Solitamente le idee nascono sempre dal confronto. Il confronto con i cittadini, con gli utenti dei social stessi, con i miei collaboratori e con tutti quelli che vivono la città:infondo i social non sono altro che una comunità con cui condividere e scambiare pensieri e proposte”.

 Bari deve cambiare pelle sevuole restare al passo con i tempi. Quali sono le sfide più impegnative che ci attendono?

“Io penso che Bari sia già cambiata in tante cose, innanzitutto nel modo di pensare se stessa. Oggi la nostra è una città più consapevole, capace di rappresentare un altro Sud e di autodeterminarsi nelle scelte e nelle politiche di sviluppo. La sfida che ci aspetta sarà sicuramente quella di proseguire nel cammino che abbiamo intrapreso tanti anni fa, senza dimenticare quello che siamo e cosa abbiamo fatto per arrivare fin qui, cercando sempre di migliorarci e di guardare a quello che ancora possiamo fare”.

I baresi hanno scoperto il waterfront. Quale sarà il destino di Torre Quetta? E il lungomare Sud? Continua ad essere abbandonato?

“I baresi stanno scoprendo alcuni luoghi della città e stanno imparando ad amarli. È un processo lungo che sta cambiando radicalmente il volto della città e che nei prossimi anni potrà determinarne il futuro. Torre Quetta tornerà ad essere la spiaggia dei baresi, il simbolo del nuovo rapporto che i cittadini hanno sviluppato con il mare. Torre Quetta è il primo passo di quello che sarà il nuovo lungomare a Sud, per il quale abbiamo avviato la prima vera fase di programmazione. Sarebbe bello avere una bacchetta magica e trasformare tutto quello che vogliamo nei tempi che vogliamo. Ma purtroppo non è possibile, e un amministratore deve sempre fare i conti con la realtà delle cose, con le risorse a disposizione e con il rispetto delle regole”.

 C’è chi critica i concorsi di idee: sono troppi e alla fine restano quasi sempre sulla carta. E’ così?

“I concorsi di idee che questa città ha avviato, penso a via Sparano e alla riqualificazione dell’area della ex Caserma Rossani, oggi sono opere realizzate e cantieri in corso. Altri progetti sono in fase di elaborazione o appalto. In sei anni abbiamo aperto e chiusi cantieri in tutti i quartieri della città e tante altre opere sono in fase di definizione. Non abbiamo completato certamente tutto quello che c’è da fare, ma oggi Bari è sicuramente una città in trasformazione”.

Nani Campione

(1. continua)

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