Se c’è una zona di Bari dalle potenzialità enormi e ancora inespresse, quella è senza dubbio la costa Sud.
Non ci riferiamo tanto a San Giorgio, dove in assenza di una pianificazione urbanistica regna l’abusivismo edilizio, al punto che ormai si può migliorare ben poco. E nemmeno a Torre a Mare, dove il fenomeno dell’erosione costiera è sempre più preoccupante, ma per fortuna esistono alcuni progetti pronti a rigenerare il quartiere.
Stiamo parlando invece del lungo litorale che fa da cerniera tra Madonnella e San Giorgio: 6 chilometri di costa scarsamente urbanizzata che inizia dalla spiaggia di Pane e pomodoro e termina a cala Pantano (foce di lama San Giorgio). Un territorio che dovrebbe essere tra i migliori per la balneazione, il turismo, l’attività fisica e lo svago. Se non fosse che con ogni probabilità è anche l’area più degradata di Bari, un vero e proprio inferno paesaggistico e sociale mitigato solo dalla bellezza del mare.
Qui le abitazioni abusive sono meno concentrate rispetto a San Giorgio, ma hanno un impatto nettamente peggiore: in larga parte sono infatti abbandonate, fatiscenti e in rovina. Non si contano i ruderi occupati da zingari ed extracomunitari, le discariche a cielo aperto, i roghi tossici di rifiuti, i depositi di materiali e veicoli rubati e ogni sorta di attività illecita. Naturalmente non mancano le case di appuntamenti: proprio questo lungomare, assieme alle complanari della tangenziale presso Sant’Anna, sono tra i più noti “boulevard della prostituzione” baresi, incredibilmente snobbati dalle autorità e dalle forze dell’ordine.
La zona è fortemente carente anche a livello di fruizione pubblica. Oltre alle due spiagge comunali di Pane e pomodoro e Torre Quetta (che non versano certo in condizioni eccelse) e a un paio di lidi privati, mancano del tutto aree attrezzate, attività commerciali, strutture ricettive, parcheggi asfaltati, piste ciclabili e quant’altro ci si aspetterebbe di trovare su un litorale cittadino. E come se non bastasse, la manutenzione di quel pochissimo che c’è si può definire disastrosa, se non proprio inesistente.
Per restituire dignità a questo tratto di costa, ricucirlo al suo entroterra e integrarlo nel tessuto urbano, il Comune ha bandito nel 2018 il concorso internazionale di idee “Bari Costasud”. Ad aggiudicarsi la vittoria e il premio da 25mila euro, l’anno successivo, è stato il team di professionisti guidato dall’architetto Nicolò Privileggio, docente del Politecnico di Milano.
La proposta vincitrice, molto articolata e ambiziosa, punta a ridisegnare il territorio ripartendolo in tre porzioni distinte.
Per la fascia compresa tra il mare e la ferrovia Bari – Lecce si prevede la trasformazione in un parco costiero lineare. Grazie a una massiccia opera di riforestazione, verrebbe a crearsi una vastissima pineta costiera e sarebbero riqualificati tutti gli spazi pubblici, dedicati alla balneazione e non solo. Il lungomare lascerebbe il posto alla mobilità ciclopedonale, con le auto ammesse a bassa velocità e solo per le attività esistenti. Gli edifici in uso (per lo più seconde case) diventerebbero delle “isole” nella pineta, mentre le costruzioni abbandonate e fatiscenti verrebbero demolite, recuperando solo quelle con elementi di pregio e destinandole a funzioni collettive per rivitalizzare la zona.
Spostandoci verso l’entroterra, nella fascia compresa tra la ferrovia e la tangenziale si immagina un’importante opera di riempimento urbanistico. Invece di sviluppare la maglia 22 (quartiere Sant’Anna) e la futura maglia 21 (dall’altro lato della superstrada) come attualmente previste, i volumi da edificare verrebbero spostati per dare continuità al quartiere Japigia e unirlo a Sant’Anna. In particolare, si creerebbero tante piccole sezioni di città intervallate da frutteti e orti urbani, preservando così la vocazione agricola del territorio. Queste coltivazioni, caratterizzate da essenze locali, sarebbero redditizie anche in spazi limitati e costituirebbero un valore aggiunto per il paesaggio urbano, accrescendo il valore delle abitazioni vicine.
In parallelo, il quartiere Japigia beneficerebbe di una riqualificazione generale, a partire dai principali assi viari e dagli spazi pubblici, volta a razionalizzare il consumo di suolo e a costituire un nuovo parco a ridosso del canale Valenzano.
Infine, nelle campagne a Sud della tangenziale si propone l’insediamento delle cosiddette “masserie 2.0”. Queste aziende agricole innovative, nel solco della tradizione, svolgerebbero una vasta gamma di servizi: produzione, commercializzazione e promozione dei prodotti locali; ricettività turistica de-stagionalizzata; ristorazione; attività didattiche, formative e di intrattenimento; progetti di accoglienza e inclusione sociale. Contribuirebbero inoltre alla gestione sostenibile del territorio, che è alla base dell’intero progetto, assicurando ad esempio la raccolta e il riutilizzo delle acque meteoriche in eccesso.
Per poter attuare tutto ciò, si presuppone di dismettere la ferrovia e la tangenziale nel tratto interessato, in quanto elementi di cesura tra i quartieri Japigia e Sant’Anna, il mare e le campagne.
Grazie alla variante interna Bari Centrale – Bari Torre a Mare (il cosiddetto “collo d’oca”), già appaltata dalle Fs, i binari lungo la costa dovrebbero sparire entro il 2025. Il progetto “Costasud” prevede di trasformare il sedime ferroviario in una strada urbana con tram, così da assicurare alle nuove sezioni di città un trasporto pubblico efficiente e sostenibile che non faccia da barriera verso il mare.
Quanto alla tangenziale, prossimamente l’Anas dovrebbe mandare in gara la variante Mungivacca – Mola. “Costasud” intende declassare l’attuale superstrada in una strada urbana affiancata da pista ciclabile, così da connettersi alla rete di itinerari rurali verso le masserie.
Una cosa è certa: trasformare circa 1.000 ettari di territorio conciliando gli interessi di pubblica amministrazione, imprenditori e cittadini non è un gioco da ragazzi. Anzi, come la definisce il sindaco Antonio Decaro, «è forse la sfida più importante dei prossimi anni per Bari».
A destare qualche perplessità non sono tanto i tempi di esecuzione, che sarebbero comprensibilmente lunghi per un intervento strategico di questa portata, anche alla luce delle interferenze ferroviarie e stradali da risolvere. Nemmeno la fattibilità economica appare così improbabile: il “mosaico” della costa sud potrebbe prendere forma con espedienti come il project financing, oppure opere di urbanizzazione e mitigazione ambientale a carico dei privati che edificheranno i nuovi lotti.
Il timore più grande è che “Costasud” si perda nei meandri della burocrazia, vista la molteplicità dei soggetti coinvolti, e che più passerà il tempo più sarà difficile realizzare il progetto.
La memoria non può che tornare al 2013, quando l’archistar Massimiliano Fuksas vinse con una proposta altrettanto faraonica il concorso d’idee “Baricentrale”, anch’esso indetto dal Comune. L’idea di coprire la Stazione Centrale e il fascio di binari con un parco che ricucisse la città entusiasmava un po’ tutti. Eppure non se ne parla più da anni. Anzi, gli interventi plurimilionari in corso per il restyling della stazione e per il nuovo terminal bus in via Capruzzi remano contro il progetto di Fuksas. A cosa è servito dunque quel concorso?
Si spera che la medesima storia non si ripeta per “Costasud”. Lo scorso 22 ottobre, la Giunta comunale ha approvato la spesa di 370mila euro per affidare ai progettisti vincitori del concorso la pianificazione esecutiva dell’intervento. Eppure, curiosando sulle immagini satellitari, appare evidente che a Sant’Anna si stia già edificando su alcune di quelle aree che andrebbero destinate a orti urbani. E chissà quanti altri suoli sono ormai stati venduti o saranno venduti a breve: come si potrà imporre ai privati di costruire altrove? Stesso discorso per gli assi viari, che si stanno ormai sviluppando in barba alle planimetrie di “Costasud” e andrebbero dunque stravolti.
Questo perché il Pug (Piano urbanistico generale) del Comune di Bari, così come il Piano comunale delle coste, non è stato ancora ultimato né tantomeno approvato, per cui le prescrizioni del progetto “Costasud” al momento non possono essere rispettate. Rimangono solo idee su carta, che rischiano di essere inesorabilmente strozzate dai tempi biblici della burocrazia.
Nel frattempo, il lungomare Giovanni Di Cagno Abbrescia e Alfredo Giovine langue in preda al degrado e può solo sperare in qualche iniziativa isolata dei privati. E’ il caso ad esempio del capannone ex Gs, con il suo affascinante progetto di riqualificazione, che però attende ancora le ruspe. Oppure l’ex pastificio Ambra, nei pressi di Cala Pantano, che è stato da poco demolito per lasciare il posto a un nuovo complesso residenziale.
Tutto il resto, a parte il mare, è una desolazione che le parole e le immagini possono solo timidamente descrivere.