“Uguali ma diversi”. Una storia in un libro

Si può sconfiggere la disabilità o imparare a convivere con essa ma, di certo, in questo Paese sembra sia veramente difficile o al quanto complicato sconfiggere la burocrazia. La storia di Cristina Mariano può essere sintetizzata così, sempre in equilibrio tra la voglia di vivere una vita normale e il giogo, opprimente, delle regole?! di uno Stato troppo distante dai propri cittadini. Disabile dall’età di 2 anni, perché affetta da Nistagmo, una disfunzione dei movimenti oculari che non le permette di avere una visione nitida di quello che le passa davanti agli occhi, Cristina Mariano può dire di avercela fatta o, quanto meno, di aver messo alle proprie spalle tutto quello che di brutto la vita gli ha scaraventato sul proprio cammino.

Non è facile camminare per la strada ed essere certi di non poter seguire una linea retta, oppure di attendere l’autobus da sola, semplicemente, per recarsi a scuola dove ci sono ad attenderti i soliti bulli che, ovviamente, ti considerano diversa da loro.

Tutto questo Cristina, che dopo aver raggiunto due lauree fa la giornalista sportiva, se lo è messo alle spalle decidendo di raccontare tutto nel volume “Uguali ma Diversi” (Giammarino Editore euro 12,00). Un lavoro che come un bisturi penetra nella carne della sofferenza quotidiana, prova a rimettere in ordine i sentimenti lasciando, comunque, un magone allo stomaco perché la normalità diventa una materia impalpabile, un sentimento pronto a scappare via lasciando tutti un po’ orfani di se stessi. Si tratta di un invito alla riflessione, al dibattito, a non fuggire dalle proprie responsabilità alla classe dirigente di questo Paese che si dimostra distante dalla realtà e dalle esigenze dei cittadini. Cristina non usufruisce di alcuna indennità di accompagnamento perché lo Stato afferma che lei non ne ha diritto.

Per questi motivi la Mariano, con questa sua opera prima, offre al lettore un racconto vincente e avvincente che va oltre la rivendicazione di quanto ha saputo fare provando, invece, a diventare megafono di chi preferisce o è costretto a rimanere in silenzio

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