Didattica a distanza con una percentuale in presenza, sicurezza sanitaria per docenti e personale scolastico, organizzazione del lavoro ed efficacia delle strategie didattiche in epoca Covid. Il 7 gennaio sono riprese le attività scolastiche dopo la pausa natalizia, ma la confusione regna sovrana, così come il malcontento. In Puglia, almeno fino al 15 gennaio, tutti devono fare lezione a distanza (tranne studenti Dsa e Bes); per i ragazzi delle scuole elementari e medie c’è la possibilità di seguire in presenza, ma i genitori devono presentare richiesta ufficiale alla scuola (possibilità che il governatore regionale Michele Emiliano, dopo aver emanato l’ordinanza, ha invitato sui social a non esercitare per evitare occasioni di contagio). Insomma, il solito rebus.
I docenti hanno manifestato davanti al palazzo della giunta regionale: i partecipanti hanno depositato un libro ciascuno come atto dimostrativo per chiedere di essere ascoltati. Un’iniziativa spontanea e autonoma di un gruppo di insegnanti, nata con il tam tam sui social e nelle chat, per rivendicare il diritto a lavorare bene e in sicurezza. L’aspetto che sottolineano gli insegnanti, soprattutto quelli della scuola primaria e della secondaria di primo grado, è la difficoltà di gestire in maniera sincrona una classe quasi totalmente in presenza (con tutte le difficoltà del caso, fra mascherine, distanziamento ridotto al minimo, attenzione affinché i bambini non entrino in contatto fra loro), garantendo anche a chi è a casa lo stesso livello di offerta formativa.
Corsina Depalo, una delle docenti che ha partecipato all’iniziativa, chiarisce come la manifestazione sia stata pensata per ribadire il no a un «Modello di scuola “alla carta”, in questo momento in cui gli indici Rt compromettono la frequenza scolastica e si sono persi i tracciamenti, che lascia alle famiglie la possibilità di scegliere se frequentare o no la scuola in presenza».
Depalo continua: «A livello centrale, ministeri, Iss e Cts, nei documenti emanati per contenere i contagi Covid, fin dall’estate hanno disposto che la scuola dell’infanzia e tutto il primo ciclo (elementari e medie) svolgano l’attività scolastica al 100% in presenza, “delegando” a livello locale eventuali restrizioni. Noi chiediamo trasparenza e chiarezza su dati mai forniti, perché il tracciamento è inesistente per i tanti alunni e docenti in isolamento precauzionale a cui non viene più effettuato alcun tampone. Noi non ci siamo mai fermati, abbiamo lavorato ogni giorno ma tutti credono che le scuole siano “chiuse”; questo è un messaggio sbagliato. Non vogliamo disparità di trattamento quando si parla di sicurezza; è necessario garantire e tutelare tutti gli ordini del sistema di istruzione obbligatoria e non, e tutta la popolazione che lo compone».
Sul tema si sono espressi anche i sindacati. In un documento firmato dai segretari generali pugliesi di Flc Cgil, Cisl scuola, Snals-Confsal, Fgu e Anief (non c’è la Uil, che medita un’azione di sciopero autonoma), le sigle lamentano un modello di «Didattica “alla carta”» che espletata in modalità sincrona, «Sta sfiancando inutilmente il personale scolastico, sta abbassando notevolmente la qualità della formazione e dell’istruzione, sia per chi sta a scuola, sia per chi è a distanza, in quanto non tiene conto delle oggettive difficoltà metodologiche che stanno ampliando le diseguaglianze cognitive, discriminando soprattutto gli studenti più fragili».
I sindacati contestano a Emiliano di aver ignorato «L’importante funzione di sintesi e di supporto che i consigli di istituto/circolo possono garantire essendo presieduti proprio dai rappresentanti dei genitori e, nel secondo ciclo, anche da studenti e studentesse». Secondo i sindacati, il governo regionale è «Intervenuto su questioni di natura didattica, di pertinenza esclusiva degli organi collegiali, sminuendone così ruolo e significato».
«Con appelli sui social non si può fermare l’onda delle famiglie che, sfidando ora la sospensione della didattica in presenza, pretendono dalle scuole la didattica in presenza esattamente come accadeva, nelle settimane precedenti, alle famiglie che mantenevano liberamente i figli a casa – prosegue la nota. Oggi si è instillato nella scuola pugliese il virus della divisione e della contrapposizione tra le componenti scolastiche, smantellando, nei fatti, quella alleanza tra scuola e famiglia pur citata nell’ordinanza1/2021».
In calce, i sindacati avanzano le loro proposte, tra cui la convocazione di un tavolo per inserire in tutte le scuole di ogni ordine e grado la figura dell’operatore sanitario Covid scolastico e si preveda un’azione di screening con tamponi antigenici. I sindacati chiedono che la Puglia si adegui integralmente alle disposizioni del prossimo Dpcm, che si organizzi un coordinamento regionale dei trasporti provinciali con le parti sociali, che alle scuole sia riconosciuta l’autonomia necessaria a scaglionare ingressi e uscite e che, infine, «Si inserisca il personale scolastico come prima categoria a rischio da vaccinare nella fase 2 del “piano strategico nazionale”».