Penalizzata dalla storia e dimenticata dalle istituzioni: San Giorgio chiede riscatto

Il viaggio di oggi ci conduce in una delle zone costiere preferite dai baresi, che però vive un rapporto complicato con la città a causa di una forzatura storica.

Per dare forma a una “grande Bari” che rispecchiasse un’aquila dalle ali spiegate, nel ventennio fascista si attuò quello che l’architetto Arturo Cucciolla definisce un «assurdo provvedimento amministrativo»: vennero annessi al capoluogo una serie di comuni e frazioni, che distavano chilometri dal centro e avevano ciascuno la propria storia, rendendole nuove periferie urbane e snaturandole inesorabilmente.
Successe così che Carbonara, Ceglie e Loseto persero l’autonomia amministrativa, Modugno e Bitonto persero le marine di Palese e Santo Spirito, Triggiano e Noicattaro persero le marine di San Giorgio e Torre a Mare. Secondo Cucciolla fu commesso «l’errore di aver misconosciuto una caratteristica di grande valore e originalità propria dell’area barese, ricca di piccoli comuni dislocati con interessante assetto policentrico, posti a corona intorno alla città centrale».

Oggi, a distanza di un secolo scarso, queste periferie si sono più o meno reinventate e si stanno rilanciando tra movida e nuovi progetti. Guarda caso, sono da poco partiti i lavori per il nuovo waterfront di Torre a Mare, mentre a Santo Spirito si conta di aprire il cantiere entro l’anno.
Quella che però ne ha fatto le spese è senza dubbio San Giorgio. Per la manifesta negligenza del Comune di Bari, che fin dagli anni Trenta l’ha esclusa da qualsiasi visione strategica, l’ex marina di Triggiano vive sospesa in un limbo insopportabile. Peraltro non è nemmeno interessata dal faraonico progetto di rigenerazione urbana “Costasud” (sempre ammesso che quest’ultimo si realizzi).

Racconti di inizio Novecento descrivono San Giorgio come un borgo sparso di pescatori e villeggianti triggianesi, con un mare dai colori intensi, una costa ricca di calette, trulli e piccole case circondate dalla campagna. A immaginarlo, ricorda quasi il magnifico paesaggio di Costa Ripagnola vicino Polignano. Ma cosa è rimasto di tutta questa bellezza, a parte il mare? Praticamente nulla.
In assenza di una pianificazione urbanistica e di controlli sul territorio, l’abusivismo edilizio ha preso il sopravvento con il passare dei decenni. Il quartiere è cresciuto in maniera caotica e disorganica lungo il litorale, senza assi viari, parcheggi, piazze, verde pubblico, ma anche senza badare alla qualità architettonica.

Il lungomare, Strada detta della Marina, è stretto al punto da non consentire interventi di restyling come quelli che si stanno eseguendo altrove (manca persino il marciapiede dal lato delle case…). Inutile sognare alberi, pista ciclabile, senso unico o pedonalizzazione, perché non ci sarebbe una viabilità alternativa.

Le traverse interne, infatti, sono ancora più strette e terminano su cancelli privati o dritte sulla Ss16 (pericolosissime!). Non c’è nessun disegno urbanistico né una visione d’insieme: tutto si è sviluppato a ruota libera.

Inutile dire che sono completamente assenti strutture pubbliche e luoghi di aggregazione, a parte una parrocchia. Le uniche attività commerciali sono le rinomate pescherie, assieme a un bar, un paio di panifici e altrettanti ristoranti. Aumentano invece i bed & breakfast e le ville in affitto.
Quanto alla balneazione, a parte un lido privato il litorale è tutto scoglio libero. Il che da un lato regala un bel mare limpido, ma dall’altro richiede molta attenzione nei movimenti, mancando ogni tipo di supporto per camminare in sicurezza.

Una nota a parte merita Cala Pantano, la foce di lama San Giorgio che segna il limite del quartiere a Nord. Qui ha sede la comunità dei pescatori rimasti, una scuola surf e un noleggio pedalò, anche perché è l’unica vera spiaggia della zona. Ma non tutti sanno che proprio in questa insenatura, un approdo ben noto all’epoca, nel 1087 sbarcarono i marinai baresi di ritorno dalla Turchia con le ossa di San Nicola. Incredibilmente, non c’è alcun monumento o indicazione a testimoniare l’importanza storica del luogo. C’è solo una cappella, all’interno però del vicino camping, dalla quale ogni 7 maggio partono i festeggiamenti in onore del santo.

Oggi San Giorgio è sempre “la marina nostra” per i triggianesi, un comodo luogo di villeggiatura raggiungibile in pochi minuti tramite la Sp60, ma si sta anche popolando di baresi che in alcuni casi ci vivono tutto l’anno. Poi naturalmente con la bella stagione arriva l’assalto dei bagnanti, che non trovano aree di parcheggio e congestionano il lungomare. Lo stesso si verifica con i clienti delle pescherie e dei panifici (pare che una delle migliori focacce di Bari si venda qui).
Peccato che le tasse non prevedano sconti a fronte di tutti i disagi patiti. Per questo motivo i residenti, stabili o stagionali che siano, chiedono da anni che il Comune risolva le principali criticità con interventi tutto sommato contenuti, poiché dal punto di vista urbanistico ormai si può migliorare ben poco.

«Forse è questione di voti se ci hanno sempre trascurati: a parte i baresi presenti da diversi anni, i villeggianti di San Giorgio sono quasi tutti triggianesi e votano a Triggiano. – spiega Cristina Dattoli, proprietaria di una villa nel quartiere – I disegni amministrativi attuati nel secolo scorso erano sbagliati, ma oggi purtroppo sembrano irreversibili. Il punto è che ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni, figli di un dio minore. Non vogliamo assolutamente la luna del pozzo, sappiamo che qui non potrà mai diventare come San Girolamo, ma chiediamo un minimo di decoro anche per prevenire le situazioni di pericolo».
Ci mostra dunque una sfilza di lettere e articoli di giornale, frutto di una lunga battaglia condotta al fianco di altri residenti da circa quindici anni.

La questione più urgente riguarda due tratti di guardrail arrugginiti su Strada detta della Marina: chi ci passa vicino per scendere sugli scogli rischia seriamente di ferirsi; inoltre queste barriere non avrebbero più tenuta in caso di impatto con i veicoli.
«Durante il primo mandato da sindaco di Antonio Decaro, sono stati realizzati i muretti con marciapiedi per rimpiazzare i guardrail, ma a tratti, non su tutto il lungomare. – racconta Cristina – Non riusciamo a capire il perché di questa scelta. Hanno lasciato quei due guardrail arrugginiti e altri tratti dove invece non c’è nulla, con un percorso pedonale discontinuo e pericoloso. L’incolumità e il bene comune non possono essere assolutamente trascurati. Sono anni che sollecitiamo l’Amministrazione e riceviamo promesse, l’ultima a luglio scorso dal presidente del Municipio I, Lorenzo Leonetti, ma lo scempio è ancora lì. A Torre a Mare stanno facendo il restyling del lungomare con un accordo quadro per la manutenzione straordinaria delle strade. Ebbene, quella che chiediamo noi è ancor più una manutenzione straordinaria: perché non ne abbiamo diritto?».

Nemmeno dei nuovi muretti ci si può ritenere soddisfatti: «Le ringhiere, dove ci sono, versano già in condizioni pietose. Eppure si sa che la salsedine è aggressiva. Avranno sbagliato materiale o si saranno scordati della manutenzione?».

Sempre in tema di incolumità pubblica, prosegue Cristina: «Con alcuni residenti, ci siamo accorti di una villetta abbandonata da tanti anni che ha le tettoie e le canne fumarie in amianto. Il proprietario è stato sollecitato alla bonifica e non ha ancora provveduto. L’abbiamo segnalata anche alle istituzioni, ma si sono lavate le mani con la scusa che è una proprietà privata. Qui però si tratta di un pericolo per la salute di tutti. All’esterno della casa ci sono pure delle bombole di gas che non si sa se siano vuote o piene».

Ai due estremi di Strada detta della Marina ci sono poi due strutture abbandonate e fatiscenti sul mare: l’ex ristorante “Bellezza” e l’ex lido della Polizia. «Sono un pessimo biglietto da visita per chi entra in San Giorgio. Il Comune continua a tentennare sul destino di queste strutture, si parla di affidamento a privati, ma viste le condizioni in cui versano ci sarebbero troppi lavori da fare».

«Noi auspichiamo che “Bellezza” si possa abbattere per realizzare un belvedere sul mare. Oppure, in alternativa, potrebbero farci una rotatoria per svoltare più agevolmente su via San Giorgio. La curva che c’è adesso è molto stretta e senza visibilità, ha causato diversi incidenti e spesso i bus o i mezzi pesanti devono fare manovre».
A proposito di rotatorie, ce ne vorrebbe un’altra a monte dove si intersecano via San Giorgio, via Bari e via Michelangelo Interesse: «E’ un incrocio terribile perché le auto in uscita dalla Ss16 arrivano a tutta velocità, ci sono stati degli incidenti mortali. Ne abbiamo sollecitato più volte la messa in sicurezza».
Anche il semaforo di fronte al camping andrebbe riconvertito in rotatoria: «In estate e non solo si formano delle code lunghissime, specie al rientro dal mare».

Per risolvere il problema parcheggi, la soluzione migliore sarebbe quella di espropriare alcuni dei tanti terreni incolti. «C’è però una grande area di proprietà comunale, denominata “Pezze e Cicorie”, che potrebbe essere attrezzata subito. Anche qui, dopo tanti annunci di un mega parcheggio illuminato da 200 posti auto, non si è fatto ancora niente».

Per agevolare l’accesso al mare, Cristina propone la realizzazione di scalette, passerelle e pontili in legno, o comunque amovibili: «Ci sarebbero da rispettare i vincoli paesaggistici della Soprintendenza, dovrebbero essere strutture leggere, ma è bene pensarle. Qui viene gente di tutte le età a fare il bagno e a prendere il sole. Specie i bambini e gli anziani rischiano di farsi male sugli scogli».

Infine una riflessione sul servizio di igiene urbana: «Abbiamo richiesto più volte la sostituzione dei cassonetti, ormai indecenti, e a breve dovrebbero arrivare quelli nuovi. Il vero problema invece sono i cumuli di alghe maleodoranti e i tronchi spiaggiati che rimangono lì per mesi. Il Comune dice che sono rifiuti speciali e richiedono un trattamento particolare. Vi pare un motivo valido per non programmare la pulizia? Solo a Cala Pantano la fanno più o meno regolarmente, per via delle attività presenti e anche perché nell’ultimo periodo vi hanno girato delle scene cinematografiche. E’ un luogo che per la sua bellezza e la sua storia meriterebbe di essere valorizzato».

Consapevole dei suoi limiti, San Giorgio non pretende progetti stratosferici e investimenti plurimilionari. Chiede invece quel minimo di attenzioni che sono storicamente mancate, a scapito non sono dei residenti ma anche degli altri fruitori. Quando spariranno i guardrail arrugginiti, tanto per cominciare?

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