Casse aziendali svuotate: un imprenditori ai domiciliari e tre interdetti

Le Fiamme gialle di Bari hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di 4 imprenditori baresi che gestivano una società che commercializzava energia elettrica, la Cei (Consorzio energetico italiano).

Per loro, l’accusa è di bancarotta fraudolenta, in concorso tra loro, derivante di debiti tributari maturati, dall’accertata distrazione di risorse finanziarie per oltre 2,3 milioni di euro e dall’occultamento delle scritture contabili.

Agli arresti domiciliari è finito Giuseppe Giuliani, 44 anni di Modugno, amministratore di fatto della Cei.
    La misura interdittiva è stata invece disposta per i tre legali rappresentanti della società, Maurizio Marini, 51enne di Montereale (L’Aquila), Mariano Razzauti, romano di 74 anni, Bruno Mastripieri, 66enne di Roma.

Le indagini sono iniziate nel 2019, quando il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bari ha eseguito una verifica fiscale nei confronti di una società a responsabilità limitata, la Vega srl, già con sede a Modugno, operante nel settore del commercio di energia elettrica.

Durante la verifica, i finanzieri hanno scoperto una complessa frode in materia di Iva. inerente alla fornitura di energia elettrica da parte di una società di diritto elvetico. È stata appurata l’interposizione fittizia, tra le due società contraenti, di un terzo soggetto economico, con sede a Bari, risultato essere una società cartiera. Per eludere il versamento dell’Iva, la società svizzera ha ceduto l’energia elettrica solo formalmente all’impresa cartiera barese, ma di fatto direttamente alla s.r.l. oggetto della verifica fiscale, la quale ha successivamente commercializzato l’energia all’ingrosso e al dettaglio.

La società cartiera ha emesso, tra il 2014 e il 2015, fatture per operazioni inesistenti per oltre 74 milioni di euro nei confronti della società verificata con sede a Modugno, con la conseguente evasione dell’Iva pari a oltre 15 milioni di euro, mentre ha omesso di presentare le prescritte dichiarazioni, ai fini dell’Iva e dell’Ires, maturando debiti tributari per oltre 20 milioni di euro.

Sulla base di questi accertamenti, già il 23 luglio 2020 i finanzieri avevano sequestrato beni e disponibilità finanziarie delle società coinvolte nella frode fiscale e degli amministratori, tra i quali gioielli, fabbricati e terreni a Roma e in provincia di Bari, per un valore di circa 15 milioni di euro.

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