Ristoratori italiani sfidano il governo con l’iniziativa “Io apro”, ma da Bari c’è chi dice no

L’opinione pubblica nazionale si sta dividendo in queste ore sull’iniziativa “Io apro 15 01”, proposta da alcuni ristoratori italiani via social per sfidare le restrizioni attualmente in vigore con i decreti governativi, mantenendo aperti oggi, 15 gennaio, i propri pub e ristoranti anche oltre gli orari consentiti dalle disposizioni contro la diffusione del Covid-19. L’idea, che gravita attorno al provocatorio “Dpcm” (decalogo pratico commercianti motivati) emanato dai promotori su Twitter e Facebook (in testa c’è Umberto Carriera, ristoratore pesarese), sta raccogliendo adesioni: sono già oltre 50mila i ristoratori italiani pronti a lanciare il guanto di sfida, appoggiati – fra gli altri – anche dal senatore Matteo Salvini, leader della Lega. I dissidenti sostengono nei loro documenti di avere a disposizione un pool di oltre 30 avvocati per aiutare i locali e i clienti a ricorrere contro eventuali sanzioni.

Da Bari, però, c’è chi invita a più miti consigli. Antonello Magistà, coordinatore di Fiepet Confesercenti provinciale Bari, in una nota scrive: «Mi dispiace tanto di questa presa di posizione di molti colleghi. E lo dice uno che sta soffrendo esattamente come tutti gli altri ristoratori. Inevitabilmente questa iniziativa contribuirà a sfilacciare e allontanare tra loro i componenti di una categoria tanto importante per l’Italia che, è vero, non ha mai eccelso per compattezza, unità, univocità di intenti, ma che comunque si è sempre distinta per garbo, compostezza e genuinità di azioni, di buoni propositi».

Magistà ricorda il «Dovere di continuare a rispettare le regole anche se spesso ci appaiono ingiuste. Non commettiamo questo grande errore che potrebbe costarci davvero caro, e non mi riferisco solo ad eventuali sanzioni, ma pagheremmo in termini di immagine, credibilità, vanificheremmo la reputazione di una categoria che rimane il fiore all’occhiello dell’ Italia e che appena sarà possibile ripartire avrà un ruolo fondamentale per la rinascita del paese. Stringiamo i denti, continuiamo a mantenere visione e lucidità, avremo una ripartenza grandiosa che ci ripagherà di tutti i sacrifici fatti in questo anno. Sicuramente è importante far la nostra voce, far capire che i ristori sono insufficienti, che molte attività sono a rischio chiusura, che i nostri collaboratori sono in difficoltà esattamente come noi, ma facciamolo nel rispetto delle regole».

Anche il collettivo Passione HoReCa, che sabato scorso manifestava in piazza Prefettura per far sentire la voce della categoria, «Non aderisce alla campagna “Io apro” prevista per il 15 gennaio, poiché non ne condivide il metodo: esporrebbe sia clienti che gestori al rischio di sanzioni e sarebbe facile preda di strumentalizzazioni politiche o mediatiche, pur rispettando la libertà di scelta di chi volesse aderire. Continuerà invece la mobilitazione nel rispetto della legalità e del senso civico di comunità».

Passione HoReCa spiega che «La nostra presenza in piazza Prefettura con una tavola apparecchiata aveva l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto al rischio di implosione di un intero comparto (cruciale dal punto di vista economico e sociale per l’intera regione) e di incontrare il prefetto. Durante l’incontro, abbiamo consegnato nelle sue mani il documento elaborato dal coordinamento Ho.Re.Ca. nazionale di cui facciamo parte. Ascoltato e condiviso il nostro grido di disperazione, ci ha assicurato che si farà portavoce delle nostre richieste presso gli esponenti del Governo; nel frattempo continua lo stato di agitazione della nostra categoria, una mobilitazione ormai estesa a tutta la regione in forme e modalità coordinate».

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