Casapound contesta Draghi: “Liquidatore di Stato”. Processo al movimento, chiesti 28 rinvii a giudizio

Un’azione dimostrativa, per protestare contro il nascente governo Draghi e segnalare il proprio dissenso e la presenza sul territorio. Gli striscioni lasciati dai militanti di CasaPound Italia in oltre cento città italiane, Bari inclusa, non danno adito a dubbi. Il testo è inequivocabile: “Dal Britannia alla Bce, Draghi liquidatore di Stato.” Il tutto accompagnato dall’hastag lanciato per l’occasione dal movimento della tartaruga frecciata #direzioneGrecia.

 In una nota pubblicata sul gruppo Facebook dell’associazione, si legge: “Dopo l’ennesimo gioco di palazzo, entra in scena Mario Draghi, l’uomo a cui, nel 1992, a bordo del panfilo Britannia fu ordinata la svendita dell’Italia ai grandi finanzieri. Mario Draghi, uomo legato a Goldman Sachs, così come lo è Romano Prodi, capo del governo per ben due volte, e Mario Monti, imposto nel 2011 da Giorgio Napolitano, e tuttora senatore a vita.”

La formazione, che alle ultime elezioni si candidò in autonomia, presentando capolista Simone Di Stefano, continua: “Ancora una volta, viene sancita la totale subordinazione della politica italiana a decisioni a cui l’Italia non può prendere parte. In Parlamento siedono solo figuranti, la cui unica preoccupazione è mantenere la poltrona. Non ci stupiamo che la troika internazionale si rifiuti di consegnare i miliardi del Recovery Fund e del Mes a una tale classe politica ridicola e grottesca, chiamando e imponendo i suoi professionisti a gestire le politiche decise su altri tavolini.”

Proprio in queste ore la Procura della Repubblica di Bari ha richiesto il rinvio a giudizio di 28 esponenti della fazione di destra, con accuse che vanno dalle lesioni personali aggravate alla riorganizzazione del disciolto partito fascista, in relazione ai fatti avvenuti in città il 21 settembre 2018, quando, a margine di una manifestazione promossa da collettivi di sinistra contro la presenza nel capoluogo pugliese del leader della Lega Matteo Salvini, nei pressi dell’allora sede di Cpi, in via Eritrea, vi fu un’aggressione lamentata da militanti di opposta fede politica. Nel medesimo procedimento giudiziario, infatti, sono coinvolte altre 5 persone dello schieramento politico avverso, per le quali l’accusa è di violenza e minaccia a pubblico ufficiale, per aver tentato di sfondare il cordone di militari sopraggiunto sul luogo.

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