Corso biomedico liceo “Fermi”: un successo per l’orientamento di futuri medici

Da diversi anni ormai nei vari licei e scuole superiori sono stati avviati differenti e specifici corsi di studio di orientamento e potenziamento, molti in via sperimentale, con l’intento finale di avviare le basi per futuri professionisti motivati e preparati, ma soprattutto di rendere consapevoli i giovani nello scegliere la strada universitaria più giusta alle loro attitudini. Si tratta di lezioni in più, in materie specifiche, rispetto al piano di studio della scuola frequentata, che offrono alle giovani generazioni una formazione più dettagliata finalizzata a far emergere le loro capacità. Alcuni di questi corsi mirano inoltre all’istituzione di nuovi licei e indirizzi specifici per formare sin dal primo anno di scuola superiore futuri specialisti.

Un esempio di sicuro successo e di utilità, tra i tanti, è il percorso di “Biologia con curvatura biomedica” che dal 2017 è previsto al liceo scientifico “Fermi” di Bari, il primo istituto barese tra 26 licei d’Italia ad essere stato ritenuto idoneo e ad aver aderito ad un protocollo di intesa tra ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) e Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnmceo), ed al quale nel 2020 si è aggiunto pure il liceo classico “Socrate”. Da subito, nel liceo “Fermi” di Bari come su tutto il territorio nazionale, c’è stata un’alta richiesta di adesioni e, dopo il primo triennio concluso nel 2020, la sperimentazione si è allargata ad un totale di oltre 100 scuole italiane. Insieme con la partecipazione di numerosi iscritti si è rivelata pure un’alta percentuale di studenti che, dopo aver seguito il corso di tre anni, ha superato il test di ingresso alla facoltà di Medicina e chirurgia. Il corso, inoltre, è pure valido per le ore di alternanza scuola-lavoro. Risultati eccezionali che hanno premiato l’intuito della dirigente scolastica Giovanna Griseta.

Già nel 2020, a Bari, ci sono stati i primi diplomati, in totale sono stati 101 i ragazzi che hanno terminato pure il triennio dopo aver seguito 50 ore annuali, distribuite tra 20 ore di lezione tenute da docenti di biologia interni al liceo ed altre 20 da medici esperti selezionati dall’Ordine provinciale ed altre 10 ore di tirocinio nei reparti ospedalieri o strutture sanitarie. Di questi il 70% ha poi partecipato al test di ingresso alla facoltà di Medicina, e il 55% è stato ammesso al corso universitario scelto, un dato che supera del 3% la media nazionale (pari al 52%). A renderlo noto, con giusto orgoglio, è la professoressa Laura Ceglie, referente del percorso “Biologia con curvatura biomedica” del liceo Fermi, e tra le docenti di scienze insieme con il dottor Michele De Fazio referente dell’Università-Policlinico di Bari, che racconta pure la soddisfazione dei ragazzi. «Come docente, posso dire che sono innanzi tutto motivati ed eccellenti nello studio, sanno che il percorso è impegnativo, ma sono entusiasti del corso. Molti si iscrivono al liceo scientifico con l’intento di arrivare alla facoltà di Medicina o altra professione nell’ambito sanitario – aggiunge la prof.ssa Ceglie – con tale percorso scoprono, come prima esperienza, la possibilità di allargare la sfera sociale in quanto in ciascun gruppo confluiscono alunni di classi diverse, quindi conoscono coetanei dello stesso istituto frequentanti però altre classi. Il confronto diventa ancora più ampio, condividono problemi e altro, ma ciò che più li entusiasma è il tirocinio pratico in cui indossano il camice e vivono la giornata da medici. Fanno un’esperienza eccezionale».

Dai primi 150 ragazzi, suddivisi in 5 gruppi, si è passati a 9 gruppi (3 per ogni anno di corso) per un totale di circa 270 studenti del terzo, quarto e quinto anno di liceo. Gli studenti frequentanti il liceo promossi dal secondo al terzo anno possono scegliere se frequentare il corso triennale di biomedica, in caso di adesioni in numero superiore si procede con una selezione. Tutti gli iscritti, negli ultimi tre anni di liceo, approfondiscono le materie scientifiche quali biologia, a cui si aggiungono nozioni di anatomia, patologia e biotecnologia. Inoltre seguono 10 ore, per ciascun anno, di tirocinio. L’intero corso, purtroppo quest’anno, a causa delle restrizioni per la pandemia, si sta svolgendo online, tirocinio compreso con lezioni in sincrono. In pagella si troveranno un voto in più, di biomedica, e che fa media con tutte le altre materie.

«Lo scorso anno – riferisce la prof.ssa Ceglie – riuscimmo, in buona parte, a far svolgere il tirocinio in ospedale appena in tempo. Ora dobbiamo collegarci a distanza per farli assistere ad interventi chirurgici, piuttosto che un parto o qualunque altra attività che si svolge in un reparto ospedaliero per far vivere e mostrare nella realtà quale è la reale vita di un medico. Essendo un percorso orientativo comprendono, in questo modo, se è veramente questa la professione che vogliono intraprendere o meno». C’è infatti una selezione fisiologica per cui tanti ragazzi si ritrovano a capire di non essere adatti alla professione di medico o infermiere, spesso più desiderata dai genitori, e che potrebbe condizionarli in negativo con la dispersione universitaria sino a rinunciare del tutto ad una laurea persino in altro ambito. I dati nazionali al momento attestano a circa il 20% l’abbandono durante i tre anni di corso che comunque è un dato positivo in quanto questi studenti avranno modo, dopo il diploma, di scegliere la facoltà a loro più congeniale avendo appreso, in tempo utile, che quella sanitaria non è la professione a loro adatta. I ragazzi si responsabilizzano e riescono a non scegliere un corso sbagliato che potrebbe poi negli anni portarli a un ripensamento sul corso universitario già intrapreso. Insieme con le materie di studio, con contenuti approfonditi, ed il tirocinio, altro importante aspetto è quello che riguarda la preparazione al superamento dei test di ingresso a qualunque facoltà universitaria di tipo sanitario o scientifica come Medicina e chirurgia, Odontoiatria, Infermieristica, Veterinaria, Ingegneria biomedica e robotica, Farmacia, Biologia, Chimica e Scienza dell’alimentazione. «Ogni anno di corso è suddiviso in moduli, e ad ogni fine modulo, ogni due mesi – spiega la docente – sottoponiamo i ragazzi a test sulla stessa riga di quelli universitari, 45 quesiti a risposta multipla. Li abituiamo alla tipologia di test, per cui prendono confidenza con le domande, imparano a gestire le emozioni durante un esame e soprattutto a ragionare, a trovare una risposta in maniera logica. Questi esami portano i ragazzi alla consapevolezza diretta dei loro progressi e difficoltà, non solo nell’assimilazione dei contenuti ma proprio nella capacità di svolgere il test che richiede oltre alla conoscenza approfondita di più materie pure quelle competenze necessarie a capire la domanda e riuscire a trovare la risposta giusta, il percorso infatti permette di sviluppare tali competenze che con corsi “tradizionali” non è possibile».

Il corso è oggetto, così come era previsto nell’accordo iniziale tra Miur e Fnmeco, di una proposta di legge al fine di istituzionalizzare il liceo Biomedico. Una proposta che prevede, tra l’altro, di riservare una quota di posti, per le immatricolazioni alle facoltà sanitarie, proprio ai diplomati al liceo Biomedico, per i quali non sarà più necessario sottoporsi ai test d’ingresso, avendo acquisito una formazione più mirata. Purtroppo però la pandemia sembra aver rallentato il procedimento legislativo per cui il percorso continua in via sperimentale. I ragazzi baresi comunque vanno avanti pieni di entusiasmo e con ottimi risultati e un importante bagaglio di esperienza.

Anna Caiati

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