Tra i tanti autori che hanno angustiato la giovinezza di tutti noi quello che forse è stato il meno barboso è stato Boccaccio. Un toscano che è famoso per aver descritto il comportamento di alcuni giovani fiorentini che per sfuggire alla peste (che era la pandemia dell’epoca, molto più feroce dell’attuale) si recarono fuori città in attesa della fine del contagio. Naturalmente se la spassarono per riempire le noiose giornate. Se fosse nato oggi il Boccaccio e i suoi giovani amici avrebbero passato un guaio perché la capillarità della diffusione delle informazioni permette ai novelli giannizzeri di raggiungere chiunque si stia sollazzando in banchetti clandestini o, addirittura, in pranzi pasquali con parenti e amici accorsi alla chetichella o con il favore delle tenebre. Così anche questa celebre genialata italica che permise di trasformare una tragedia in una occasione di socialità “rinforzata” oltre che di letteratura insuperata, è stata distrutta. Anche i giocatori della pluripremiata Juventus hanno cercato di emulare -limitandosi (riteniamo) a barbaresco e grignolino- i ragazzi del Boccaccio nelle colline di Torino ma hanno rimediato una retrocessione nella categoria dei cattivoni.
All’epoca di Boccaccio non si disponeva delle medicine di oggi e quindi non si avevano i dubbi che invece abbiamo noi sugli eventuali interessi di big pharma nella distribuzione e perfezionamento dei vaccini; inoltre nessuno si permetteva di immaginare di fronteggiare le epidemie sacrificando i rapporti umani. Probabilmente la mortalità era molto più alta anche per l’igiene fortemente trascurata, ma nessuno può dirlo veramente.
Certo è che era un altro mondo che ci dicono essere meno libero, meno democratico, meno colto, meno informato, meno giusto, più pericoloso; però dopo questa pandemia forse alcuni, non pochi, ripenseranno al Decamerone come un sogno di un’epoca molto più felice che non tornerà mai più. E anche la peste con tutte le sue conseguenze forse non sarà più ricordata come una cosa così tanto più terribile dei tempi che viviamo.