È stato salvato da un medico volontario, che gli ha diagnosticato una grave malattia cardiaca in un centro di accoglienza. La storia a lieto fine ha come protagonista un 25enne originario del Gambia, il dottor Raffaele Didonna, volontario dell’Associazione medici con l’Africa Cuamm, e l’equipe di cardiochirurgia del Policlinico di Bari, guidata dal professor Aldo Milano.
Una catena di solidarietà iniziata con la visita medica del dottor Didonna in un centro di accoglienza per migranti e conclusa con l’intervento d’urgenza nelle sale operatorie del nosocomio barese. Il medico volontario, durante il suo giro di visite all’interno del centro, ha riscontrato nel 25enne ospite un quadro clinico assai preoccupante, inviandolo subito al pronto soccorso del Policlinico.
Qui il giovane è stato sottoposto a un approfondimento diagnostico per mezzo di un esame ecocardiografico, eseguito dalla dottoressa Roberta Romito, che ha evidenziato una grave cardiopatia bivalvolare congenita, complicata da endocardite che richiede un intervento cardiochirurgico urgente.
Si è, dunque, reso necessario l’intervento d’urgenza, eseguito con l’innovativa “tecnica di Ozaki”, che prevede di utilizzare tessuti del pericardio, la membrana che avvolge il cuore, per riparare la valvola mitrale e per ricostruire la valvola aortica. L’operazione è stata eseguita dall’equipe cardiochirurgica costituita dal prof. Aldo Milano, dalla dottoressa Concetta Losito e dott. Antonio D’Errico Ramirez in collaborazione con gli anestesisti, Giuseppe Fiore e Agnese Armenise.

«La correzione chirurgica tradizionale di questa patologia prevedrebbe l’impianto di due protesi valvolari meccaniche, con la necessità di effettuare terapia anticoagulante a vita – spiega il professor Aldo Milano direttore dell’unità operativa di cardiochirurgia del Policlinico. In considerazione della giovane età, della presenza di infezione e dello status del paziente, che avrebbe reso complessa la gestione della successiva terapia, abbiamo deciso di eseguire un intervento di correzione delle valvole cardiache mediante tessuto biologico, prelevato dallo stesso paziente».
Spiegando i vantaggi della “tecnica di Ozaki”, il professor Milano aggiunge: «Questa opzione permetterà al paziente di non seguire alcuna terapia anticoagulante e tornare alla sua normalità con una buona qualità di vita».