I racconti sono da libro Cuore: l’ex gip che piange e chiede scusa per quello che ha fatto, il penalista che si commuove e ricostruisce gli episodi di corruzione. Gli avvocati difensori di Giuseppe De Benedictis e di Giancarlo Chiariello parlano di “persone molto provate, distrutte e sofferenti”. Puntano il dito verso i “problemi personali e il corto circuito mentale dovuto alla morte della moglie”, nel caso del giudice.
Infine la richiesta di arresti domiciliari per entrambi gli imputati. Si è concluso così il doppio interrogatorio di garanzia, davanti al gip e ai pm del Tribunale di Lecce, nei confronti di De Benedictis e Chiariello accusati di corruzione in atti giudiziari. Ammissioni – e non poteva essere diversamente tra intercettazioni, riprese, pedinamenti, soldi sequestrati – e ricostruzioni “con dovizia di particolari” dei due arrestati. Secondo Chiariello il rapporto di corruzione è limitato agli ultimi 18 mesi, da quando cioè De Benedictis è tornato a svolgere le funzioni di gip a Bari, dopo il trasferimento a Matera. Per il penalista, è stato il giudice a chiedergli di aiutarlo a risolvere una serie di problemi personali.
De Benedictis, invece, si è detto “vittima” e “succube” del legale, arrivando a “sperare che qualcuno lo scoprisse per porre fine all’incubo dal quale non riusciva a tirarsi fuori”.
Intanto anche la Procura di Bari ha aperto un fascicolo. Per capire se il milione e 200mila euro recuperati dai Carabinieri in tre zainetti siano frutto di riciclaggio.