Così non va. I medici di famiglia non ci stanno a far passare l’immagine di una categoria scesa in campo nella lotta al Covid, per motivi economici. E siccome di fronte a queste accuse definite “ingiuste” e “inaccettabili”, nessuno, all’interno delle istituzioni, si è preoccupato di smentire, vogliono un confronto col governatore Michele Emiliano.
E’ la sintesi della lettera aperta – scritta dal segretario della Fimmg, il “sindacato” dei medici di base, Nicola Calabrese – al presidente della Regione. Oltre all’amarezza per un impegno fatto di passione e di dedizione non riconosciute, Calabrese, che è anche vice segretario nazionale, fa una serie di richieste ad Emiliano: lo invita all’assemblea on line di sabato alle 10,30 e ad esprimersi sulle motivazioni e sulle scelte fatte dalla Regione in merito alla partecipazione della medicina generale alla campagna vaccinale e sul ruolo che svolge all’interno del sistema sanitario pugliese; chiede la pubblicazione con la massima trasparenza i compensi nel percorso vaccinale di tutti i soggetti coinvolti attivamente nella campagna.
Insomma, un confronto a tutto campo con la consapevolezza che se “l’intervento della medicina di famiglia nella campagna vaccinale non è necessario o è considerato troppo oneroso per il sistema sanitario, la categoria è pronta a fare un passo indietro”.
Quindi, una serie di precisazioni: “La partecipazione alla campagna vaccinale è stata sollecitata dalla Regione non è stato oggetto di alcuna trattativa economica; è regolata dagli accordi collettivi che per gli aspetti economici risalgono al Duemila”.
Infine, la riflessione sull’impegno fin qui svolto: “Alla medicina di famiglia è stato chiesto di partecipare alla campagna vaccinale e di proteggere i soggetti estremamente fragili e quelli a domicilio a partire dall’inizio di aprile, quando ormai era chiaro a tutti che i vulnerabili, quelli che sono più esposti ad un rischio elevato di mortalità, erano difficili da raggiungere dall’organizzazione vaccinale messa in piedi fino ad allora dalle Asl. La medicina generale ha risposto all’appello e si è subito resa disponibile, come era già successo per il contact tracing e con la campagna del vaccino antinfluenzale. Lo ha fatto per supportare la campagna e contribuire a contenere il tasso di contagio e mortalità, per il bene dei propri pazienti e della collettività”.