Garantire sicurezza ed efficienza scolastica con classi sovraffollate di alunni, insufficienza di mezzi di trasporto pubblici e personale docente e Ata in sotto organico ed edifici che richiedono numerosi interventi strutturali, è impensabile. Troppe le promesse fatte e ad oggi non mantenute dalla Regione Puglia insieme con le iniziative intraprese e legiferate dal Governo nazionale risultate sbagliate. E a rischio è la ripartenza della scuola a settembre. I docenti delle scuole, attraverso i rappresentanti sindacali, gridano a gran voce di essere stanchi di una situazione che si trascina ormai da più di un anno a causa di tanti errori commessi già in anni precedenti e riemersi in maniera esponenziale con le problematiche durante la pandemia. Tante le difficoltà vissute per chi ha lavorato nella scuola e per gli stessi alunni, problematicità che si devono evitare per il prossimo anno scolastico a partire da settembre. Per essere certi di questo bisogna però incontrarsi, mettersi a tavolino da subito e organizzarsi mettendo in pratica le decisioni che verranno e quelle già prese ma non realizzate dai governanti.
Per far ascoltare le loro richieste, in realtà già più volte presentate in diverse occasioni, i rappresentanti sindacali della Puglia hanno organizzato, questa mattina, una conferenza stampa ed una protesta davanti all’Ufficio scolastico regionale di Bari, privo del direttore generale da ormai più di tre mesi e la cui mancanza si avverte soprattutto per queste problematiche in quanto la Puglia da febbraio non ha un rappresentante politico e la voce territoriale a livello nazionale e ministeriale in particolare. Chiedono innanzi tutto di ridurre il numero degli alunni per classe e quindi di rivedere la legge Gelmini del 2009 che ha di fatto consentito che nelle prime classi delle scuole di ogni ordine e grado il sovraffollamento per la presenza di oltre 20 alunni in aula, in alcuni casi anche con la presenza di 3 o 4 disabili. Una situazione che in Puglia è vissuta soprattutto nelle scuole superiori ed in particolare in 137 classi, su un totale di 27.655 classi di ogni ordine e grado per un totale di 565.900 alunni, e che si riflette soprattutto nella città di Bari in 52 prime classi. Se è vero che in provincia ci sono aule con meno di 20 alunni è altrettanto vero che ce ne sono tante anche con 30 e oltre nel capoluogo. E le classi numerose portano a difficoltà di insegnamento già con oltre 22 alunni.
C’è poi la questione docenti e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) che negli anni ha visto il taglio di organici tanto che sono tanti i docenti di diritto che si sono visti ridurre i contratti a 18 o 24 ore settimanali a fronte delle 36 previste, mentre per il personale Ata dalle 48 a settimane sono state ridotte a 36 ha messo in evidenza Chiara De Bernaldo della Snals. In Puglia mancherebbero oltre 1.135 docenti, ha denunciato Claudio Menga della Flc Cgil Scuola Puglia, essendo la media rapporto alunni-docenti superiore a 20 alunni per classe. Ottomila i docenti e gli Ata assunti per garantire in questo anno la dad in Puglia. Per i collaboratori scolastici sono stati ridotti di 100 i posti essendo stati stabilizzati ex Lsu.
In merito alla questione delle classi sovraffollate, proprio ieri, i sindacati hanno ricevuto in risposta, ha riferito Gianni Verga della Uil Scuola, che i dirigenti scolastici non hanno potuto fare diversamente se non formare classi con più di 28 alunni perché mancano gli spazi. Già gli spazi delle aule sempre troppo ridotti tanto che nelle “classi pollaio” spesso non c’è distanza tra i banchi o passaggio minimo, per questo è stato necessario adottare la didattica a distanza. Le misure insufficienti delle aule rispetto al numero di alunni non hanno permesso la frequenza per tutti, in quanto la distanza di un metro, in molti casi, non poteva essere garantita se non per una decina di banchi, figuriamoci se sarà possibile rispettare quella di due metri come ora è stato chiesto. Per questo è necessario un intervento edilizio alle strutture, ha ribadito Roberto Calienno di Cisl Scuola.
A tale riguardo i sindacati sono tornati a rimettere in discussione la scelta dell’ex ministro Azzolina per l’acquisto dei banchi a rotelle per i quali si è speso un miliardo e 300 milioni di euro, soldi che potevano essere investiti per risolvere i problemi di edilizia, così come i “500 milioni per organizzare l’apertura estive delle scuole”. Iniziative, queste ultime, definite “parchi gioco” da Francesco Saverio Capacchione di Fgu che ha, tra l’alto, ricordato la necessità di centralizzare le scuole piuttosto che decentrarle e di non lasciare le decisioni ai genitori laddove è la scuola che deve determinare scelte misurate per garantire il diritto allo studio per un intero anno scolastico e a fronte di qualunque emergenza.
Tutti insieme hanno chiesto la stabilità delle cattedre per non dover ancora una volta rincorrere l’emergenza e quindi di poter capire il reclutamento di 500mila posti in tutta Italia come avverrà visto che ci sono concorsi in essere che non si sa che fine faranno e che invece potrebbero risolvere la questione del precariato. Da rivedere pure le tabelle degli organici che non vengono aggiornate dal 2009. La situazione è insostenibile tanto da pensare di chiedere, se non si interverrà immediatamente con i fatti visto che di promesse non mantenute sono tutti stanchi, il commissariamento della scuola.
Insieme con la soluzione di tutte queste problematiche che si trascinano da decenni, i sindacati reclamano per la sicurezza pandemica e contro il covid: screening periodico, vaccini agli studenti prima del rientro a scuola, classi con massimo 20 alunni, nonché un piano trasporti. I mezzi pubblici, al momento, sono sufficienti per il trasporto degli studenti perché nelle scuole superiori la presenza è pari a meno del 10% a fronte del 50% consentito dall’ultima ordinanza regionale. Ma con il rientro a regime al 100% non sarà possibile, a meno di un incremento di numero di bus e treni, garantire la sicurezza per evitare il contagio per cui bisogna stabilire subito il piano trasporti e non rinviare ancora.
Anna Caiati