Care Amiche, ho deciso di raccontarvi la mia vita …
Mancava una settimana al mio 12° compleanno, quando un giorno mio padre mi disse: “tra una settimana non andrai più a scuola e sposerai l’amico di tuo zio”.
Era un uomo che aveva 40 anni, esattamente 28 più di me, ero ancora una bambina alla scoperta del mondo e soprattutto del mio corpo.
In cambio di denaro, mio padre aveva venduto la mia innocenza e gioia di vivere.
Ho pensato di scappare ma non ho trovato il coraggio, il mio destino era con quell’ uomo.
Mi hanno fatto sposare e un anno dopo, quando sono diventata donna, mi ha messo incinta, non ho avuto il diritto di scegliere, alcuna persona mi ha chiesto, se ero pronta oppure no.
Il mio corpo non era pronto a tutto questo! Stavo male e quell’uomo neanche mi rispettava, quando tornava a casa, cercavo di capire dal suo viso se avesse bevuto, allora mi nascondevo dalla sua vista, ogni pretesto era un buon motivo per picchiarmi.
Perché sto parlando al passato? Perché, ho preso coraggio per la mia bambina, ho pensato che non potevo far vivere a lei il mio stesso destino. Mi sono rivolta ad alcune persone che sono membri di un’associazione internazionale che tutela le bambine per liberarle da una vita che viene loro imposta e le aiuta a farle vivere una vita adeguata ai propri anni.
Ho compiuto 15 anni e finalmente ritornerò a scuola, non potete immaginare la mia gioia.
Questa lettera è indirizzata a tutte quelle bambine costrette a sposarsi perché una cultura atavica accompagnata da credenze religiose integraliste, lo impongono, la forza del cambiamento deve nascere da noi bambine, dobbiamo far valere i nostri diritti perché un “abito da sposa” non può essere sporcato di sangue per colpa di padri e mariti che nella vita hanno distrutto e continuano a distruggere i nostri sogni.
Forza amiche di sventura, crediamoci, noi meritiamo una vita che deve essere scelta da noi!
Giulia Angiulli, 3^ C scuola secondaria I grado, I.C. “Japigia 1 – Verga”