E’ tempo di riformare la Giustizia, lo chiede anche l’Europa

La giustizia costituisce un capitolo fondamentale ma, anche, un nocciolo duro del nostro Paese  per la circostanza che il Governo Draghi è composto da partiti e schieramenti (da un lato il centrodestra e dall’altro il Pd e il M5S), che sul punto  sono sempre stati divisi dal loro diverso modo di pensare.  Ed è proprio questa diversità di pensieri che ha creato una situazione di stallo che se non risolta rischia di non far ottenere all’Italia  i fondi del Recovery Fund.

La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, è stata molto chiara : << senza riforma della giustizia niente fondi del  Recovery>>. Ed è proprio così, l’Unione Europea  ha dato un ultimatum all’Italia, condizionando alla modernizzazione del sistema giudiziario e  in particolar modo alla riduzione dei tempi dei processi  i fondi del Recovery.  

Ma a quali interrogativi deve rispondere la riforma del processo penale? A diversi, quali: << quanto tempo può durare un processo penale?>>, << per quanto tempo il Pubblico ministero può svolgere le indagini?>>, << come deve incidere la prescrizione e quando deve partire?>>, << la prescrizione, come prevede la legge Bonafede, può essere interrotta?>> e ancora << le regole della discovery devono essere modificate?>>.  

Interrogativi questi, tutti volti ad attuare non solo quei principi che sono alla base del nostro sistema processual –penalistico,  come ( soprattutto) il giusto processo e la ragionevole durata del processo ( art. 111 Cost.), ma anche a garantire tutti i soggetti e/o parti dello stesso.

Fulcro di questa riforma è,  dunque, la durata del processo (e  con essa la prescrizione) ossia intervenire sulla eccessiva durata dei processi promuovendo  strumenti di risoluzione alternativa, garantendo più selettività nell’esercizio dell’azione penale, ampliando la possibilità di ricorso a riti alternativi, nonché semplificando i gradi processuali.

Orbene, da quanto detto, è chiaro che il  “tallone di Achille” del processo penale italiano, come quello civile, è, la “tempistica”, quale  circostanza, questa,  che preoccupa  tanto le istituzioni nazionali quanto, e soprattutto, le istituzioni europee poiché, la stessa, pregiudica sia le garanzie delle persone coinvolte ( indagato, imputato, vittima/persona offesa) sia l’interesse dell’ordinamento all’accertamento e alla persecuzione dei reati. 

Si auspica, pertanto, che la nuova ministra riesca, attraverso l’armonizzazione delle diverse idee che caratterizzano i vari partiti, ad attuare una riforma della giustizia, semplicemente “GIUSTA”.

A oggi, in Italia, la giustizia è come un treno che è, quasi sempre in ritardo, e come diceva il filosofo-giurista Montesquieu “ una giustizia ritardata è una giustizia negata”.

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