Sono più di 15mila gli studenti di Bari e provincia che, tra meno di 30 giorni, vedranno l’avvio degli esami di Stato (il primo giorno è fissato per il 16 giugno prossimo) alla fine di un quinquennio di studi nei licei, negli istituti professionali e tecnici. Per tutti questi ragazzi è il primo esame importante per dimostrare di aver raggiunto le giuste competenze e le conoscenze per conseguire il titolo che aprirà le porte verso la carriera professionale nel mondo del lavoro o dell’Università. Gli aspiranti all’esame finale, nel Barese, sono 15.424 ma, al contrario di quanto avvenuto lo scorso anno non ci sarà l’ammissione sicura. L’attuale ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha previsto la possibilità di non ammissione all’esame che, per il secondo anno consecutivo, sarà senza scritti e con la sola discussione orale di una tesina approfondita davanti a commissioni formate da sei docenti interni e da un presidente esterno. La novità di quest’anno scolastico, caratterizzato da restrizioni per la pandemia da Covid e mesi di Dad, sarà il curriculum dello studente.
I ragazzi e le ragazze che hanno frequentato l’ultimo anno nelle scuole della provincia di Bari, 5.749 liceali (di cui 577 del liceo psico-pedagogico), 1.140 di istituti professionali, 2.142 istituti tecnici, 6.144 Iiss e 249 di scuole paritarie, in questo periodo sono alle prese con la stesura dell’elaborato da discutere davanti alla commissione di esame e il completamento del curriculum dello studente. Questo documento certificherà sia le attività seguite a scuola sia quelle extrascolastiche. Sarà un biglietto da visita i cui due terzi saranno compilati dalle segreterie scolastiche, la restante parte sarà a cura del maturando che potrà inserire tutte le esperienze svolte, al di fuori dell’orario scolastico durante il percorso formativo, e quindi dal volontariato al corso di sport e/o di approfondimento di una lingua straniera o di informatica, alle lezioni di musica per imparare a suonare uno strumento o canto. Tutti i dati vengono inseriti tramite una piattaforma apposita messa a disposizione dal Miur e a cui hanno accesso pure gli studenti per poter completare la parte spettante. Al momento del ricevimento del diploma lo stesso sarà a disposizione del singolo studente, completo del voto dell’esame di maturità.
Il curriculum dello studente è stato introdotto con la legge 107 del 2015 disciplinato dal d.lgs. 62/2017 ma è entrato in vigore solo da questo anno scolastico già pieno di problemi e difficoltà varie. Docenti, studenti e persino sindacati della scuola sono perplessi perché non capiscono lo scopo finale di questo documento telematico.
«Partiamo col dire che comunque non era il caso di introdurlo quest’anno già difficoltoso per le questioni legate alle restrizioni della pandemia e per di più in corso d’opera, è stato infatti introdotto solo ad aprile scorso – dichiara il segretario generale della Federazione Gilda Unams (Fgu), Carlo Castellana – In teoria dovrebbe essere un documento utile allo studente per presentarsi alla commissione. In realtà, a mio parere, è da una parte una questione burocratica che invece di aiutare a snellire il lavoro amministrativo lo va ad ingolfare, dall’altra servirà a far risaltare le differenze sociali quando il compito della scuola, costituzionalmente, è quello di offrire le stesse opportunità senza differenza di classe sociale. Penso agli studenti di famiglie più sfortunate cosa dovranno scrivere? Credo che stiamo andando verso una scuola classista».
Il curriculum dello studente, come da legge 107/2015, è stato pensato affinché contenga informazioni sul percorso formativo di ciascun ragazzo/a dal primo all’ultimo anno di scuola superiore. Legge che è stata emanata per “affermare il ruolo centrale della scuola… per contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali, per prevenire e recuperare l’abbandono e la dispersione scolastica” ma che sembra di fatto non sia così, non per chi la scuola la vive tutti i giorni. Il fascicolo telematico è stato introdotto solo due mesi prima dell’esame di Stato – per quanto già predisposto schematicamente – rappresenta un compito gravoso per tutti coloro che dovranno compilarlo per il poco tempo a disposizione (la legge prevede integrazioni anno dopo anno, ndr), inoltre conterrà anche meno informazioni di quanto potenzialmente avrebbe potuto visto la sospensione di tante attività da quelle sportive amatoriali al tirocinio scuola-lavoro a causa delle restrizioni da pandemia. Esperienze mancate e importanti che non potranno essere introdotte.
«C’è poi incongruenza anche nelle finalità, in quanto si dice che il curriculum non farà media con il voto finale – aggiunge Castellana – perché i docenti della commissione non ne dovranno tenere conto. Ma se avranno la possibilità di leggerlo in quanto dovrà essere presentato alla commissione come può non influenzare anche minimamente chi lo leggerà? E’ vero che si va verso una didattica delle competenze e l’idea è quella di valorizzare le capacità anche acquisite fuori dalla scuola, ma non è questo il modo. Anche perché c’era già stato un precedente con il Portfolio delle competenze del ministro Letizia Moratti (era il 2005, ndr) che è fallito miseramente. Per tutte queste ragioni credo di poter affermare che si tratta dell’ennesima pratica burocratica tant’è che ad occuparsene saranno le segreterie delle scuole».
Tanti i dubbi dunque anche se c’è chi pensa che le informazioni inserite insieme con attestati conseguiti rappresenteranno un supporto per l’orientamento degli studenti alla scelta della facoltà universitaria e al mondo del lavoro, in realtà, è stato previsto nella legge “Buona scuola” di Renzi che è nata per dare una maggiore autonomia scolastica affinché le singole scuole possano gestirsi in maniera autonoma, e diventino laboratorio permanente di ricerca e innovazione didattica, tant’è che è la stessa legge che ha introdotto il tirocinio con l’alternanza scuola-lavoro.
Anna Caiati