Nuoto, il lato B della medaglia: i talenti salutano e gli impianti chiudono

Le medaglie hanno sempre due risvolti. Di solito si preferisce ricordare quello più luccicante, legato al successo. Il lato B, invece, viene chiuso nel dimenticatoio. Non fa notizia. Anche se dovrebbe servire a riflettere.

E quando si vince, c’è la corsa a rivendicare i meriti del successo, a vivere l’attimo fuggente, a salire sul carro del vincitore. Per la serie, c’ero anch’io.

Sta accadendo con Benedetta Pilato, il nuovo astro del nuoto internazionale. Tarantina, a 16 anni ha collezionato una serie infinita di trionfi. Adesso tocca ai record mondiali, demoliti, come quello dei 50 rana durante gli Europei.

Brava Benedetta, ci mancherebbe altro. Tutti a battere le mani. Peccato che Benedetta da Taranto sia praticamente… fuggita. L’ha tesserata il circolo Aniene, quello delle star romane, in grado di garantirle anche la tranquillità economica. 

Peccato che Benedetta a Taranto non aveva a disposizione una piscina olimpica nella quale allenarsi. Peccato che Benedetta era costretta a raggiungere Bari dove c’è una delle poche strutture regolamentari in grado di garantire gli allenamenti di un’atleta così talentuosa, quella del Cus.  Anzi, bisogna dire addirittura grazie all’Aniene. Infatti, il circolo paga affinchè Benedetta nuoti a Bari.

Ma ad applaudire l’atleta oggi ci sono anche quelli che hanno trasformato il silenzio in una virtù.

Da Taranto a Bari. Ha ottenuto meno clamore la medaglia di bronzo conquistata, sempre agli Europei, da Marco De Tullio, 22 anni, barese,  nella staffetta 4×200 stile libero. Lui è stato il più veloce.  Per volare alto è stato costretto a lasciare la sua città (lo hanno accolto le Fiamme Oro, anche se ha mantenuto il doppio tesseramento con la Sport Project) e a trasferirsi a Roma. La motivazione? Carenza di strutture sul territorio che gli potessero consentire di essere il migliore. Un altro talento che ha salutato una Puglia che non vede, non sente e non parla. A proposito, De Tullio sarà anche il primo barese  a partecipare ad una Olimpiade, quella di Tokyo.  Dimenticavamo. Marco ha  un fratello, Luca, bravo come lui, di due anni più piccolo. Volete sapere dove è andato a finire? All’Aniene Roma.   

E’ l’altro lato della medaglia, quello che si preferisce ignorare. In Puglia si nasce, si cresce e si va via perché altrimenti prevale il lato B. Anzi, le medaglia, se resti lì dove se nato e cresciuto, corri il rischio di non vincerla più. 

Un altro esempio a sostegno di questa tesi? La telenovela dello Stadio del Nuoto del capoluogo pugliese. Tutto tace, l’impianto è chiuso, ufficialmente per la pandemia. In realtà la vasca scoperta esterna non aprirà mai più, perché nessuno è riuscito a limitare i danni del tempo e della scarsa manutenzione. Si pensa ad un concorso internazionale di idee per decidere quale sia il futuro della struttura. La classica soluzione della politica, quando non sa cosa fare (l’impianto è di proprietà comunale) o non ha le risorse economiche  per fare le cose giuste. Si guadagna tempo.

La vasca interna, invece, dovrebbe riprendere a funzionare a settembre. Pandemia e manutenzione permettendo. Perché anche in questo caso la disattenzione delle istituzioni può compromettere la funzionalità dello Stadio del Nuoto. O meglio, la compromettono i lavori straordinari eseguiti male, stando al racconto dei gestori.  

Nel Barese sono chiuse da anni – nessuno lo ricorda più ormai – anche le piscine comunali di Modugno, Molfetta e Monopoli. Più tempo trascorrerà, più costerà riaprire l’impianto, più sarà difficile realizzare un bando per la gestione in grado di coniugare le esigenze di pubblico e privato. C’è l’ipotesi molto concreta, anzi, che non riaprano più.

Forse sarebbe opportuno aprire un tavolo tecnico tra amministrazioni e locali e istituzioni sportive per studiare, insieme, eventuali soluzioni. Così da arrivare alla riprese delle attività con obiettivi e percorsi condivisi. La Puglia terra di talenti, vuole medaglie luccicanti, non da lato B.

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