Tra gli sguardi la più vera connessione
Bagliore di luna lontana
Lo specchio dell’anima
Nuova fiammante luce emana
Cielo stellato si riflette
Abissale spazio li separa.
Occhi di brace
Di un’anima persa
Luccichio fugace
Li attraversa
Lungo sentiero
In un breve attimo
Finalmente libero pensiero.
Così si crea un ponte tra gli spiriti
Dove si incontrano i sogni tra gli sguardi.
Dopo aver appreso le origini del COVID 19, la parte più disinformata della società, ha cominciato a incolpare la popolazione asiatica della diffusione del virus, generando odio, specialmente sul web.
Questi comportamenti sono generati da frustrazione e impotenza verso la diffusione del virus, di cui secondo me nessuno può dirsi responsabile o colpevole tanto che si è diffuso un movimento chiamato “Stop Asian Hate”, con l’obiettivo di portare cultura e informazione su questo tema.
La vita di tutti è cambiata moltissimo, abbiamo sopportato un “lockdown” che nel nostro paese è durato circa 70 giorni.
È stata un’esperienza sconvolgente, difficile per tutti.
Io ho affrontato questo periodo cercando di imparare ogni giorno qualcosa di nuovo, per adattare la quotidianità alla nuova situazione, ed ho sempre pensato che la vita non poteva fermarsi.
Ho trovato sorprendente come dal periodo di chiusura, la natura abbia trovato sollievo dalla stretta soffocante dell’uomo.
Sono rimasta però colpita dal fatto che ancora una volta abbiamo fatto una serie di scelte senza valutare le conseguenze che queste avrebbero avuto sull’ambiente, tendiamo sempre ad ignorare l’impatto negativo che queste porterebbero al pianeta.
Oggi le mascherine costituiscono una barriera contro la trasmissione aerea del virus, per me la mascherina è anche una maschera, che nasconde parte del volto e, a volte, parte di noi stessi. Prima di usarle, ci esprimevamo anche con un sorriso o con un gesto del viso, che ora sono coperti, abbiamo imparato a sorridere con gli occhi e salutare con uno sguardo.
Ci fanno sentire protetti, certo, ma ci manca respirare e riconoscere gli amici per strada senza difficoltà.
Il distanziamento sociale e l’isolamento hanno cambiato moltissimo la società, soprattutto i soggetti fragili; numerosi studi dimostrano che il livello di ansia, depressione e stress, durante questo periodo, sono superiori a quelli registrati nella popolazione prima dell’emergenza sanitaria.
Dovremmo prendere esempio dalla natura che riesce sempre a resistere ai cambiamenti, trovando anche noi “il nostro modo” di dare comunque uno spazio ad emozioni nuove e tanto diverse, senza chiuderci in noi stessi.
La mia scuola si è riorganizzata, totalmente, docenti e alunni abbiamo imparato insieme un nuovo modo di “fare scuola”, per rimanere connessi e continuare a comunicare nonostante la pandemia, una nuova esperienza, ma per quanto buona, niente è in grado di sostituire il contatto diretto con gli insegnanti e tra i compagni.
Anche se tutto è incerto e instabile, perché i nostri equilibri sono cambiati, abbiamo “sentito” il digitale come un’ancora di salvezza, qualcosa che ci teneva connessi al mondo.
Noi ragazzi ci siamo rifugiati in questa realtà digitale, alternativa, che è stato il modo più facile per noi di affrontare questa difficile situazione. Spero che gli adulti se ne rendano conto e trovino un modo per farci recuperare una sana normalità.
Giulia Scaramuzzi, 2^A scuola secondaria di I grado I.C. “Mazzini Modugno”, Bari