Nessuno di noi avrebbe immaginato di fare lezione attraverso un computer, senza il proprio compagno di banco, magari con vista cucina. Eppure, da più di un anno, questa è la vita di noi ragazzi. Non è stato facile abituarsi a tutti questi cambiamenti, soprattutto seguire le lezioni davanti a uno schermo ininterrottamente per molte ore, mantenendo la concentrazione. Anche per gli insegnanti non è stato facile controllare la preparazione degli alunni. È vero che durante la DAD moltissime sono le occasioni di “scambio culturale”, ma ciò non significa avere il lasciapassare per ricorrere a stratagemmi che offendono la dignità dei ragazzi. Ho saputo che molti insegnanti hanno chiesto agli alunni di guardare fisso nella cam del pc oppure mettere le mani in vista. Tuttavia, pur comprendendo le perplessità dei professori, sono rimasta molto colpita da un episodio che è avvenuto durante una video lezione, in un liceo classico della provincia di Salerno: una docente ha costretto una studentessa a mettersi una benda sugli occhi durante un’interrogazione. La notizia ha fatto in poco tempo il giro del web. In molti si sono ribellati al metodo usato dalla professoressa, che a qualcuno è sembrato un eccesso di sfiducia, altri invece, addirittura una violazione della libertà. Purtroppo questo non è stato l’unico caso. A Verona una studentessa liceale, dell’età di quindici anni, nel corso, sempre di un’interrogazione di tedesco, è stata accusata di aver “barato”.
Io penso che tutto questo sia assurdo, perché tutti noi ragazzi vorremmo avere la fiducia dei professori, soprattutto in questo momento così difficile per le nostre vite. Magari ci sono degli studenti i cui genitori hanno perso il lavoro, oppure hanno perso parenti a causa del Covid. Forse, noi ragazzi avremmo bisogno di maggiore comprensione? Certamente anche i professori vivono un momento di difficoltà, alcuni sono stati costretti a diventare “tecnologici”, mentre prima non conoscevano neanche le piattaforme per lo studio a distanza che utilizziamo quotidianamente. Certamente far bendare una studentessa significa non fidarsi, e privarla delle “vista” nell’interrogazione, o anche imporre di fissare lo schermo, può mettere a disagio lo studente. In fondo, anche se qualcuno di noi pensa di fare il “furbo” prima o poi si tornerà a scuola e i professori potranno verificare senza dubbi la nostra preparazione.
Agli insegnanti inutilmente severi ricordo quello che diceva uno dei miei scrittori preferiti:
“Nelle nostre scuole, generalmente parlando, si ride troppo poco. L’idea che l’educazione della mente debba essere una cosa tetra è tra le più difficili da combattere ” – Gianni Rodari
Lavinia Saracino, II B Scuola secondaria di I grado “M.R. Imbriani”, Bari