Ennesima esternazione via social del senatore leghista Simone Pillon, fiero oppositore del Ddl Zan, che inasprisce le pene in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere.
Bersaglio delle invettive del politico, stavolta, è l’Università degli studi di Bari, in seguito alla decisione dell’Ateneo barese di diminuire le tasse universitarie a carico delle ragazze che scelgano alcuni corsi di laurea, finora frequentati in maggioranza da uomini. Pillon ha affidato il suo sfogo, che certamente genererà polemiche, alla propria pagina Facebook.
Questo il testo postato dall’esponente della Lega: “L’università di Bari spinge per far iscrivere ragazze a corsi di laurea tipicamente frequentati in prevalenza dai ragazzi. È naturale che i maschi siano più appassionati a discipline tecniche, tipo ingegneria mineraria per esempio, mentre le femmine abbiano una maggiore propensione per materie legate all’accudimento, come per esempio ostetricia. Questo però non sta bene ai cultori del Gender, secondo i quali ci devono essere il 50% di donne nelle miniere e il 50% di uomini a fare puericultura.”
L’onorevole prosegue: “Ovviamente ognuno è libero, e ci sono le sacrosante eccezioni, ma è naturale che le ragazze siano portate verso alcune professioni e i ragazzi verso altre. Imporre ai maschi di pagare più delle femmine per orientare la libera scelta di un percorso universitario è un modo di fare ideologico, finalizzato a manipolare le persone e la società. La cosa divertente è che proprio sulla base della stessa ideologia Gender, orgogliosamente propugnata dal ddl Zan, agli studenti maschi basterà autopercepirsi come femmine per i pochi minuti necessari all’atto dell’iscrizione per poter beneficiare legalmente dello sconto…Già Manzoni insegnava che più le regole sono idiote, più è facile aggirarle… PS. Chissà cosa ne pensa il ministro… Proverò a chiederglielo.”