Che fine ha fatto il piano “Bari Open Space”?

Ad un anno dalla presentazione del piano “Bari Open Space”, il Comune di Bari ha realizzato solo una minima parte di quanto annunciato ovvero la pista ciclabile, con sola segnaletica orizzontale e verticale, in corso Vittorio Emanuele II, e l’adozione di spostamento innovativo, ovvero i monopattini elettrici a noleggio. La città è in attesa che venga completato il programma che il sindaco Antonio Decaro, in conformità con i dispositivi emanati dal Governo nazionale per interventi più rapidi e leggeri (senza opere urbanistiche costose e lunghe), aveva annunciato come una trasformazione innovativa e necessaria dettata dai mesi di emergenza sanitaria per la pandemia da Covid-19. Aveva infatti dichiarato che l’idea era nata per “offrire ai cittadini la possibilità di muoversi da un posto all’altro senza per forza utilizzare il trasporto pubblico e senza dover necessariamente ricorrere al mezzo privato” si legge ancora nella pagina dedicata al piano Open Space pubblicato sul sito del Comune di Bari. Il piano ha un duplice obiettivo: intensificare la mobilità sostenibile e la vivibilità dello spazio pubblico, tanto che sono previste nuove piste ciclabili “light” e allargamento di piazze, marciapiedi e altre zone pedonali.

A ricordare che non è stato portato a termine quanto annunciato ed a invitare il primo cittadino a completare il programma è il presidente di Fiab Ruotalibera Bari, Roccaldo Tinelli che, in poche righe indirizzate allo stesso sindaco, da un lato apprezza “la solerzia con cui la sua Amministrazione ha colto le opportunità offerte dalle nuove normative sulla mobilità sostenibile non solo redigendo il programma Open Space ma anche attuandone una prima parte con la realizzazione a titolo sperimentale di alcune corsie ciclabili” dall’altra invita a completare tale piano. La fase sperimentale, afferma sempre il presidente di Fiab Ruotalibera, avrebbe superato le remore di tanti, comprese quelle relative all’indisciplina di automobilisti che avrebbe potuto rendere impraticabili le piste, ma che ora, continua Tinelli, necessitano il completamento “considerando il notevole aumento dei ciclisti urbani” per cui sollecita “a completare l’intero programma Open Space con la realizzazione di tutti gli interventi previsti”.

Ed infatti se il programma Open Space prevede la realizzazione di altri 57,15 Km di piste ciclabili (da aggiungere ai 30,75 km già esistenti, così si legge nel progetto) è pur vero che ad oggi la pista ciclabile, con sola segnaletica orizzontale e verticale sul lungomare Nazario Sauro, è ancora irrealizzata, insieme con il progetto di allargamento del marciapiede lato mare e gli ampliamenti di una serie di zone pedonali, elencate, i cui lavori non sono né iniziati né si sa più nulla a riguardo.

“Bari, come sta accadendo in tutte le altre città d’Italia – aggiungeva il sindaco lo scorso anno – ha voglia di ripartire, ricominciare e tornare a vivere, e noi abbiamo il dovere di offrire alla città una prospettiva di futuro e di sviluppo”. Purtroppo sembra che, almeno per quanto concerne la mobilità sostenibile non sia così. Una delle dimostrazioni verrebbe dal cattivo uso dei monopattini elettrici e per i quali mancano i controlli serrati. Continuano infatti i trasgressori di regole “basi” come evitare le zone pedonali (tra cui via Sparano e i marciapiedi) e utilizzare quelle delle zone limitate a velocità di 30 km orari, l’uso di casco per i minorenni (praticamente non rispettato da nessuno) e il divieto di utilizzarlo in due persone, così come il rispetto dei limiti di velocità quando invece sfrecciano al punto da diventare pericoli per pedoni e anziani spaventati dall’apparire improvviso dei mezzi silenziosi.

C’è poi la questione che la Città metropolitana di Bari, al contrario di altre come Bologna, Torino o Firenze (per citarne alcune) non si sia mai candidata, nonostante l’invito della stessa Fiab Ruotalibera Bari a farlo, a concorrere al titolo di “Comune Ciclabile” con la Bandiera Gialla, una iniziativa di Fiab avviata nel 2018. Eppure se assegnata sarebbe un ottimo biglietto da visita e un riconoscimento di pregio che potrebbe attirare i cicloturisti. “E’ vero che questa iniziativa attira soprattutto i Comuni che hanno attrattive turistiche più dedicate al tema del rispetto dell’ambiente – spiega a Bariseranews Roccaldo Tinelli – ma è altrettanto vero che ci sono esempi di città metropolitane, soprattutto del Nord Italia, che hanno aderito”. In Puglia è soprattutto il Salento a poter vantare i vessilli gialli, città di Lecce compresa – tra l’altro l’unica città capoluogo del Mezzogiorno – e Bari non è da meno per cui avrebbe possibilità di potersi vedere attribuire il titolo, dopo gli opportuni controlli effettuati dai tecnici della Fiab.

“Capisco che, essendo previsto un contributo – conclude Tinelli – si possa preferire di investire questo danaro nella realizzazione di nuove corsie ciclabili o anche solo di allungare quelle già esistenti o altre iniziative in favore dei ciclisti e questo sinceramente ci farebbe piacere, purtroppo però nella Città metropolitana di Bari e nella stessa città di Bari non vediamo dimostrazioni di questo e non riusciamo nemmeno a capire se ci sia intenzione di proseguire l’Open Space” e questo non è un bene né per la città né tanto meno per chi ama andare in bicicletta per inquinare meno, per evitare di congestionare il traffico e perché, proprio per il rischio di pandemia non ancora superato non vuole utilizzare mezzi pubblici affollati.

Anna Caiati

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