La Procura della Repubblica del capoluogo pugliese prosegue le indagini per identificare gli autori di una serie di atti intimidatori posti in essere, negli ultimi mesi, ai danni dei giocatori del Bari.
Per l’episodio forse più grave, con l’esposizione di uno striscione, comparso il 27 aprile scorso nei pressi del S. Nicola, dal testo inequivocabile “Se non ci credete, questa fine farete”, accompagnato da una macabra testa di maiale, sono indagati due soggetti, di 42 e 37 anni, esponenti non di spicco della tifoseria organizzata biancorossa.
Il reato ipotizzato a loro carico, stando a quanto si apprende, sarebbe quello di minacce aggravate dal metodo mafioso. Nei confronti delle due persone, alle quali si è arrivati attraverso le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza che circondano l’impianto barese, sono state eseguite perquisizioni domiciliari, decise dal pubblico ministero Claudio Pinto e dal coordinatore della direzione investigativa antimafia locale, Francesco Giannella.
Il lavoro di Digos ed inquirenti non si fermerà qui. Accertamenti sono in corso sul colloquio che altri quattro ultras avrebbero avuto, qualche giorno fa, con il capitano dei galletti Valerio Di Cesare, nei pressi della sua abitazione, e su un altro messaggio esposto in tangenziale dalla tifoseria, dopo le diffide subite di recente per i tafferugli di un anno fa con sostenitori del Lecce, e sul lancio di alcuni fumogeni contro il pullman del club dei De Laurentiis, avvenuto il 25 aprile scontro, nel corso del rientro in città dopo la sconfitta per 3-0 patita a Torre del Greco.