L’usura di quartiere è il nuovo crimine che durante il lockdown si è sviluppato rapidamente. Secondo la relazione annuale 2020 dell’Ufficio del commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, le piccole e medie attività, i lavoratori autonomi e i liberi professionisti sono i più esposti a subire questo subdolo crimine.
La Guardia di Finanza ha svolto indagini mirate a Bari su questo tipo di reato, esploso durante il Covid. Di solito, l’usuraio gestisce in prima persona, o con l’aiuto dei familiari, i rapporti con le vittime, sfruttando la loro difficoltà economica: infatti, nell’operazione “Cravatte rosa”, avvenuta a novembre, i finanzieri arrestarono 13 indagati, 5 in carcere e 8 agli arresti domiciliari. Nel corso delle indagini è emerso che dal 2011, nei quartieri Japigia, San Pasquale e San Paolo, le donne di 4 famiglie prestavano denaro ai vicini di casa con tassi altissimi, si parla di un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro. La denuncia nel maggio 2019 di un’anziana donna in gravi difficoltà economiche, ha permesso di scoprire il sistema e ricostruire il modus operandi. Le vittime dovevano restituire il prestito con tassi annui fino al 5.000%, entro una settimana e fino a 6 mesi. Se saltavano una rata, dovevano versare una penale che corrispondeva al 50% della rata mensile pattuita, praticamente gli interessi. In questo modo il debito residuo rimaneva inalterato ma si allungavano i tempi di estinzione del debito.
In tanti sono caduti nella trappola degli usurai di quartiere: famiglie in difficoltà, operai, impiegati, ludopatici, e se non pagavano partivano le violenze, le minacce e le ritorsioni.
Attualmente, la Guardia di Finanza ha notato che l’usura si sta trasformando in forma associativa, allargando la platea alle attività commerciali, con tassi di interesse annui che superano il 1200%. Anche in questo caso, è stata necessaria la denuncia di un imprenditore in difficoltà caduto nella morsa dell’usura gestita da ben 4 clan malavitosi.
Il denaro viene dato in contanti ma viene riconsegnato o in contanti o in assegni bancari senza l’intestazione del beneficiario o in assegni circolari intestati a persone contigui al clan. Gli assegni vengono spesi poi negli esercizi commerciali, intestandoli ai titolari dell’attività economica per poterli incassare. Per evitare che i flussi usurai di denaro vengano rintracciati, gli assegni vengono intestati ai familiari delle vittime. In caso di ritardo, partono le spedizioni punitive.
Dalle indagini delle Fiamme Gialle è emerso che fino ad ora sono circa 90 le persone coinvolte nell’usura, ognuno ha un ruolo prestabilito nel circuito.
Ecco perché la Guardia di Finanza sta svolgendo azioni mirate a spezzare questo modus operandi, perché l’usura è uno dei reati più subdoli e più meschini, ma è anche il più facile da attuare. Basta prestare soldi a qualcuno e chiederli indietro.
Questo reato è condizionato dalle difficoltà economiche delle vittime che per varie ragioni non riescono a vivere dignitosamente. Oggi è diventato sempre più difficile ottenere denaro in prestito dagli istituti finanziari perché richiedono requisiti e garanzie che chi è in difficoltà non può dare, mentre i tempi burocratici sono sempre molto lunghi. Per cui, chi è in difficoltà, chiede aiuto al vicino. E così inizia l’usura.