Bruno ha 13 anni, è un bravo studente, ama cantare e suona niente male la tastiera elettronica. Adora i cartoni animati della Disney e i film d’avventura, specialmente quelli nel quale bisogna trovare l tesoro dei pirati.
È alto e biondo ma con qualche chilo di troppo.
Un giorno all’uscita di scuola, alcuni ragazzi del quartiere lo hanno spinto contro il muro e preso a schiaffi, rubandogli il portafogli e il cellulare. Bruno non ha fatto nulla, si è fatto picchiare e si è fatto la pipì addosso.
Poi è tornato a casa. Come ogni giorno pranza da solo. La sua mamma e il suo papà sono due ricercatori presso l’Università della loro città e tornano tardi.
“ Ciao mamma, sono rientrato a casa! – dice Bruno alla mamma – il mio telefono è scarico ecco perché ti sto chiamando dal fisso. Ora metto le lasagne nel microonde e poi gioco un po’ ai videogames prima di studiare. Quando tornate tu e papà? Va bene! Vi aspetto a casa. Ah mamma ti devo dire che… sono scivolato in una pozzanghera e ho bagnato i pantaloni. Li metto in lavatrice. A dopo ma’! “.
Bruno non è molto contento di tonare a scuola il giorno dopo perché ha paura di incontrare quei ragazzi. In effetti lo aspettano all’angolo di casa per restituirgli il cellulare. “Sei un ciccione, pieno di besciamella e burro!- gli dicono – palla di grasso, tieni il tuo telefono e stai zitto! “
Bruno intravede, nel suo cell,. delle foto che non gli appartengono, offensive e volgari. Quel giorno dice alla mamma di avere mal di testa e che vuole tornare a casa. I giorni seguenti prende brutti voti. Non è da lui! E la sua professoressa di religione lo incoraggia a parlare: “ Sei strano Bruno – gli dice la prof – è da un po’ di tempo che ti assenti, hai l’aria impaurita e stanca. Cosa ti succede?”. Bruno si vergogna di raccontarle di quelle brutte parole sentite, ha vergogna di raccontarle della pipì e di quelle foto volgari.
Ma alla fine lo fa e le racconta tutto piangendo.
Questo mio racconto potrebbe essere una storia vera o presenta, sono un a brava giornalista io, non rivelo mai le mie fonti, segreto professionale.
La cosa che mi interessa far emergere è la morale, quando viviamo o siamo testimoni di atti di bullismo la prima cosa che dobbiamo fare è denunciare gli stessi a persone adulte, genitori e/o educatori che ci possono aiutare, diversamente resteremmo intrappolati nella nostra solitudine, nelle nostre paure e non riusciremmo a rialzarci. Molti ragazzi deboli sono sopraffatti e possono arrivare a conseguenze irreparabili, noi amici dobbiamo incoraggiarli a fare la cosa giusta: “Denunciare!”
Aurora Cassese, 3^D ss1g plesso “Verga” I.C. “Japigia 1 – Verga”, Bari