Cinque sigle sindacali della scuola (Flc Cigl, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Anief) sono pronte a manifestare in piazza a Bari, come in tutta Italia, il prossimo 9 giugno davanti alla sede della Prefettura, per chiedere al Governo Draghi di cambiare il decreto appena approvato e ottenere misure urgenti, chieste da sempre dai sindacati ed in particolare in questo ultimo anno scolastico, ma mai approvate.
La protesta è legata alla questione che, mentre il 20 maggio veniva firmato il “Patto per la Scuola al centro del Paese” tra il Governo e le organizzazioni sindacali confederali, lo stesso Governo predisponeva un decreto legge che stabiliva gli stessi punti del patto ma senza alcun confronto con i rappresentanti sindacali e di fatto andava contro l’accordo. Il decreto sostegni bis, accolto con soddisfazione dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, riguarda nuove misure per la sicurezza in vista della ripresa di settembre e contiene anche altre misure per nuove modalità di reclutamento degli insegnanti che dovrebbe avvenire in maniera più accelerata con concorsi annuali per i docenti di materie scientifiche lasciando fuori le altre categorie fra cui gli Ata.
Il nuovo Patto scuola aveva invece previsto nuove assunzioni tramite concorsi e contratti al fine di rinnovare il mondo dell’insegnamento, con nuove modalità per i concorsi e per il reclutamento di personale docente e non docente attraverso rinnovi di contratti e con l’assunzione del personale precario. Nello stesso accordo si è stabilito di avviare in modo ordinato ed efficiente il prossimo anno scolastico a fronte delle difficoltà riscontrate da decenni ed evidenziati con elevate criticità in questo anno di emergenza sanitaria come le classi “pollaio”. Nel decreto sostegni bis
L’accordo era stato voluto per dare un nuovo impulso alla scuola italiana e valorizzarla al massimo al fine di fare in modo che la scuola torni ad essere al centro del Paese e sia motore di sviluppo per uscire dalla crisi dettata dalla pandemia da Covid. Nato dopo un lungo confronto con il Ministero dell’Istruzione e i sindacati, dopo la protesta del 7 maggio scorso, era stato messo su carta. Ventuno i punti per rimettere “a posto” la scuola a partire dalle cattedre non assegnate e disponibili, sino alla valorizzazione del personale scolastico, al rilancio e alla promozione della scuola stessa. La speranza per i sindacati era quella di veder finalmente assunti migliaia di precari attraverso un nuovo concorso straordinario per stabilizzarli a tempo indeterminato. Mentre per il personale Ata si era stabilito di organizzare percorsi formativi per il reclutamento di nuovi dipendenti, così come corsi di formazione dovrebbero venire organizzati per dirigenti scolastici. Deciso pure un aumento di stipendi per tutti, con il rinnovo del contratto e agevolazione della mobilità per gli insegnanti. Non da meno la messa in sicurezza delle scuole a fronte pure della necessità di dover ancora garantire il distanziamento per evitare una nuova emergenza sanitaria da pandemia.
Tutto questo non è stato previsto nel decreto. E il patto non è stato rispettato. Per cui le sigle sindacali hanno deciso di protestare per chiedere: la stabilizzazione di tutti i precari, sia abilitati e specializzati sia con 3 anni di servizio; la stabilizzazione dei direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga) facenti funzione con 3 anni di servizio; lo sblocco della mobilità del personale; ridurre il numero massimo di alunni per classe; consentire la partecipazione ad un nuovo concorso anche in caso di mancato superamento del precedente.
Non da meno il rafforzamento degli organici a cominciare dalla conferma dell’organico Covid, visto che nel Patto per la Scuola è riconosciuto l’impegno garantito da tutto il personale durante la pandemia. Bisogna però, dicono i sindacati, che tale riconoscimento venga concretizzato attraverso la stabilizzazione del personale stesso con il regolare e programmato avvio dell’anno scolastico. La protesta del 9 giugno inizierà alle ore 10 in piazza della Libertà.