Report BankItalia, in Puglia retribuzioni calate del 7,6% nel 2020. Cgil: “Prorogare blocco licenziamenti”

Ammontare delle retribuzioni corrisposte ai lavoratori in calo del 7,6% nel 2020. È il dato che emerge dal report di BankItalia sull’economia in Puglia, diffuso nelle scorse ore. Ad analizzare il documento è stata la Cgil, che con il segretario generale pugliese Pino Gesmundo attacca: “Siamo nel Paese in cui si criticano le misure pubbliche di sostegno ai lavoratori e alle famiglie, i più colpiti dalla crisi economica dovuta alla pandemia, e si intende porre fine al blocco dei licenziamenti. Nonostante le retribuzioni in Puglia siano diminuite del 7,6% nel 2020, risentendo della flessione delle ore lavorate, e i redditi delle famiglie abbiano interrotto una fase espansiva che durava dal 2014, diminuendo dell’1,4%, con una dinamica mitigata proprio dagli strumenti di sostegno al reddito che sarebbero la causa per cui in questo paese si afferma, senza alcun dato scientifico, non si trovano lavoratori. Da sfruttare, aggiungiamo noi.”

Altro fattore che emerge dal report della Banca d’Italia e che sottolinea la Cgil pugliese, è “Il dato anagrafico del calo dell’occupazione, triplo per i giovani nella fascia d’età 15-34 anni rispetto al dato generale. I giovani – afferma Gesmundo – sono le vittime di un mercato del lavoro precario, i primi ad essere stati sacrificati, e quelli con retribuzioni più basse. Come da rilevazione Istat di pochi giorni fa, sono quelli più esposti tra tutte le fasce generazionali al rischio povertà. Se sono queste le basi su cui costruire la ripresa e rilanciare lo sviluppo nel nostro paese non credo avremo un futuro così roseo”.

Fra gli elementi segnalati dal report della Banca d’Italia come critici c’è quello ambientale. Un fatto “non certo nuovo ma che rimarca l’attenzione che merita la Puglia sul versante degli interventi per favorire la transizione energetica, a sostegno di produzioni sostenibili sul piano ambientale e della salute dei lavoratori e delle città – continua Gesmundo. Parliamo della cosiddetta impronta carbonica: nel 2019 l’industria pugliese incideva per il 15% sulle emissioni nazionali di anidride carbonica e circa due terzi riconducibili agli impianti Ilva di Taranto e alla centrale termoelettrica di Brindisi. Dal Pnrr devono arrivare investimenti importanti per una riconversione che non scarichi sul lavoro e il territorio gli effetti”.

Cgil Cisl e Uil, infatti, stanno chiedendo al Governo la proroga del blocco dei licenziamenti almeno fino a fine ottobre e nuove politiche per il lavoro, che deve essere elemento centrale delle misure del Pnrr, con un legame diretto tra investimenti e occupazione, organizzando sabato 26 giugno manifestazioni a Torino, Firenze e Bari.

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