Sabato 10 luglio, alle 21, nel Castello Svevo di Gravina di Puglia si svolgerà il secondo appuntamento del progetto «Residenze Musicali Murgiane». Dopo il successo di pubblico e critica del «Don Giovanni» di Mozart, con la regia di Katia Ricciarelli, toccherà adesso a «Pulcinella» di Igor Stravinskij, nella versione del balletto in un atto, per orchestra e tre voci soliste (su musiche di Pergolesi). Protagonista l’Orchestra Sinfonica della Città Metropolitana di Bari, diretta dalla bacchetta esperta di Saverio Vizziello, con le voci soliste di Giovanna Racamato (mezzosoprano), Francesco Panni (tenore), Marcello Rosiello (baritono). La manifestazione è organizzata da «Orchestra di Puglia e Basilicata», con il sostegno di Regione Puglia (nell’ambito di «Custodiamo la Cultura in Puglia 2021»), Comune di Gravina e dalla Fondazione Santomasi. Infotel: 349.565.78.80, dettagli sul sito www.orchestradipugliaebasilicata.it, costo biglietto unico 10 euro, prevendite a Gravina, nella Cartoleria Parrulli (via Matteotti 26), e nello «Spazio Michela Santoro» (Viale Orsini 5).
Con «Pulcinella» si vogliono celebrare i 50 anni dalla morte del grande compositore russo, che con il balletto ispirato alla celebre maschera della commedia dell’arte – composto tra il 1919 e il 1920 -, virò verso uno stile storicamente definito «neoclassico». Dopo brani come «L’uccello di fuoco», «Petrouchka» e «La sagra della primavera», che avevano dato uno scossone notevole alle abitudini d’ascolto del pubblico parigino, Stravinskij fu abile a recepire con uno stile molto personale le richieste di Sergej Diaghilev, geniale impresario dei «Ballets russes»: ricavare un balletto su una trama ispirata a un canovaccio napoletano del 1700 da alcune composizioni di Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736). Il compositore russo, con straordinaria perizia, riuscì così a dare un’impronta molto personale al suo «Pulcinella», pur senza modificare più di tanto le linee melodiche del musicista settecentesco: alcuni pezzi della suite sono rimasti così com’erano, infatti, senza mutarne la forma, mentre altri vengono del tutto riplasmati, con una veste strumentale nuova; tra dissonanze, qua e là, che si infilano nelle armonie di Pergolesi, e una regolarità ritmica talvolta compromessa da accenti spostati, sincopi e tempi bruscamente interrotti. Il risultato finale è un intrigante e stimolante gioco di scambi e di rimandi, in cui Pergolesi si mischia a Stravinskij (e viceversa), con una naturalezza che lascia incantati all’ascolto.