All’ex gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis e ad altri nove indagati nell’inchiesta della Dda di Lecce su presunti episodi di corruzione in atti giudiziari, la Procura contesta l’aggravante mafiosa per aver agevolato, con le scarcerazioni, gruppi criminali del Foggiano e del Barese.
Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato oggi agli 11 indagati (uno dei quali, l’appuntato dei carabinieri Nicola Vito Soriano, non risponde degli episodi corruttivi legati alle scarcerazioni), la Dda ipotizza per le quattro vicende relative a tangenti pagate dal penalista barese Giancarlo Chiariello (attualmente sospeso dalla professione) per ottenere la scarcerazione di altrettanti clienti, l’aggravante di aver agevolato l’attività delle associazioni mafiose di appartenenza di Danilo Pietro Della Malva (oggi collaboratore di giustizia) nei territori di Vieste e Cerignola, di Roberto Dello Russo a Bitonto, di Pio Michele Gianquitto (avvocato ritenuto partecipe del clan Sinesi Francavilla) e Antonio Ippedico a Foggia, tutti indagati. Nell’ordinanza di custodia cautelare che il 24 aprile scorso ha portato in carcere l’ex gip (tuttora detenuto in cella) e il penalista (attualmente agli arresti domiciliari), la gip Giulia Proto aveva escluso l’aggravante mafiosa, ritenendo che “nessuno degli indagati è un capo mafia nè un esponente di vertice di una cosca mafiosa la cui scarcerazione può aver inciso sul clan di appartenenza”.
Di parere diverso la Procura, secondo la quale le scarcerazioni avrebbero consentito agli indagati di riprendere i contatti con i sodali e quindi la piena operatività dei gruppi mafiosi sul territorio.