Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,7-13)
Prese a mandarli.
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Nei primi tempi i cristiani erano chiamati “quelli della via”, quelli che camminavano lungo le strade. Difatti, la comunità degli inizi era una comunità itinerante, di sequela declinata in annuncio gioioso ed entusiasta del Regno di Dio. Sappiamo bene che quando si cammina la scelta dell’abbigliamento e dell’equipaggiamento è essenziale; più il viaggio è lungo, più essenziale e sobrio deve essere lo stile, altrimenti il percorso si appesantisce e diviene difficile portarlo a termine. Ecco perché Gesù ordina ai suoi apostoli di «non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche» (Marco 6,8-9). Il motivo non è solo l’affezione ad una vita di povertà, né il praticare forme di vita ascetica o di penitenza. Gesù manifesta un’idea ben precisa di come devono essere i suoi ‘missionari’. Gli apostoli portavano al mondo l’annuncio di una parola diversa da tutte le altre ascoltate fino a quel momento e Colui che li inviava avrebbe anche provveduto al necessario per il loro sostentamento.
Ognuno di noi è chiamato a diffondere la lieta notizia e in questa missione, oltre alla fiducia in Colui che invia, è importante anche disporsi ad una condizione di dipendenza dagli altri: abbiamo bisogno dell’ospitalità di qualcuno che ci accoglie e ci nutre. La reciprocità del dono (annuncio e accoglienza) è costitutiva dell’esperienza dell’apostolo; se viene meno una delle due parti ne risente tutta la missione in sé. Facciamo nostro l’invito di Papa Francesco e senza spaventarci della limitatezza del nostro ‘bagaglio umano’ diventiamo anche noi suoi fedeli annunciatori: “Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37)” (Evangelii Gaudium 49). Buona missione a tutti!