Confagricoltura, positivo il bilancio 2020. Ma occhio alle criticità sulla PAC

Scenari positivi nonostante la pandemia e soddisfazione generale da parte di tutto il movimento. Fa infatti registrare un attivo il bilancio di esercizio del 2020 della Confagricoltura Bari, che nella splendida location di Villa De Grecis ha accolto una folla numerosa, attenta e partecipe. Un’occasione ideale per consentire lo svolgimento dell’assemblea e fare il punto generale della situazione. L’utile, che nel 2019 era stato di 175mila euro, è ora lievitato a 250mila. Utile d’esercizio notevole soprattutto se si tiene conto del leggero decremento delle attività dovuto proprio all’avanzata del Covid-19. Tra i presenti (e moderatori dell’evento) spiccano il presidente Michele Lacenere, il direttore Vincenzo Villani ed il presidente nazionale Massimiliano Giansanti. Ad essi, in seconda battuta, si sono aggiunti l’assessore Pentassuglia (via Skype) ed il presidente della regione Michele Emiliano.

NUMERI. Il settore agricolo, da sempre di vitale importanza per l’economia pugliese, fa registrare numeri importanti. Prima di tutto la Puglia rimane tra le prime regioni italiane per incidenza del VA agricolo sul VA totale. E poi il vasto esercito di occupati, che varrebbe – giusto volendo fare un paragone – la Fiat: il 12% delle unità è impiegato nel settore dell’agricoltura, un dato maggiore rispetto a industria (11,5%) e costruzioni (6,6%). Numeri da vertice anche per il numero di aziende (1.379.278) e per superficie agricola utilizzata. Primati che restano tali anche per gli ettari di olivo, cereali e ortive, mentre in termini di uva da vino si scende, si fa per dire, al terzo posto in Italia. Le province di Bari e Bat, inoltre, rappresentano assieme il 34% delle aziende agricole pugliesi ed il 28% della SAU pugliese. Hanno inoltre il numero più alto di lavoratori. Sono infine aumentate le sedi operative: erano 10 nel 2020, sono aumentate a 13 nell’anno ancora in corso (Spinazzola, Poggiorsini e Bitonto le new entry).

PAC E ALTRI DILEMMI. La nota stonata di questa nuova agricoltura 4.0 può essere tuttavia rappresentata dalle proposte di riforma legate alla PAC, vale a dire la Politica Agricola Comunitaria, facente capo all’Unione Europea. Al centro della polemica la burocrazia, in primis: si teme un rallentamento dei pagamenti diretti, ma anche problemi sulle informazioni ai lavoratori. Previste variazioni anche sugli strati di pagamento, che potrebbero passare dai quattro attuali agli 8: il rischio, secondo Confagricoltura, sarebbe in questo caso quello di erodere il valore dei titoli. Quindi la redistribuzione dei pagamenti stessi, con il raggiungimento proposto di piena convergenza entro il 2026 di tutti i pagamenti di base, creando un valore medio dei titoli uguale per tutti. Danneggiando, si teme, sempre quelle attività con valori più alti, danneggiando cosi le aziende ritenute medio-grandi. Quindi gli eco-schemi, ossia incentivi a favore di buone pratiche orientate al green deal comunitario ed infine gli aiuti accoppiati. In quest’ultimo caso si richiede un riequilibrio della loro ripartizione.

PSR. Le risorse messe a disposizione in questo caso ammontano a 544 milioni di euro per il biennio 2021/22. Cinque gli obiettivi fissati: accelerare la spesa per i parametri da raggiungere entro la fine di quest’anno, rendere sempre più sostenibile l’agricoltura, soddisfare le aspettative degli agricoltori, assecondare i fabbisogni di agricoltura e mondo rurale e supportare il piano di rigenerazione del Salento, area della regione fortemente danneggiata dall’ormai nota Xylella.

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