Bari, L’Abbate (M5S): per raccoglitori datteri pene più severe con riforma giustizia ittica

Il sequestro di sette chili di datteri di mare verificatosi nella mia Polignano, in provincia di Bari, grazie all’intervento della Guardia di Finanza è l’ennesima dimostrazione di quanto sia urgente inasprire le pene per chi devasta l’habitat marino. L’Italia ha vietato la pesca del dattero sin dal 1998 mentre, dal 2006, il divieto è stato esteso a tutta l’Unione europea ma i procedimenti penali, purtroppo, tendono a definirsi per motivi sociali verso l’ammenda più bassa pari ad appena 2.000 euro mentre le misure accessorie previste dalla norma non trovano pienamente applicazione, dato che le attività vengono svolte con bombole da immersione, retini, mazzole o talvolta piccoli battelli pneumatici da diporto di scarso valore e da persone non iscritte nei registri dei pescatori professionali. L’occasione per aumentare il deterrente per chi devasta l’ambiente raccogliendo i datteri di mare è inserito nella Riforma Ittica che, mi auguro, il Senato approvi definitivamente quanto prima”. Lo dichiara il deputato Giuseppe L’Abbate (M5S) primo firmatario della proposta di legge contenente ‘Interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale. Delega al Governo per il riordino e la semplificazione normativa del medesimo settore’ approvata da Montecitorio lo scorso 23 giugno. 

La Lithophaga lithophaga è una specie protetta – continua – che per il raggiungimento del proprio habitat ideale impiega anche trent’anni e per la cui raccolta vengono utilizzati martello, scalpello e pinze, frantumando le rocce marine e compromettendo l’intero biosistema. Il divieto di pesca del dattero di mare è disciplinato dal Decreto Legislativo n. 4 del gennaio 2012 che prevede una sanzione penale con arresto da due mesi a due anni ovvero ammenda da 2.000 a 12.000 euro. Con la riforma ittica queste sanzioni vengono innalzate a 36.000 euro” conclude.

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