Triggiano: luci e ombre sulla nuova pista ciclopedonale del quartiere Casalino

Sempre più Comuni, sotto la spinta dei cambiamenti climatici e della pandemia ancora in atto, stanno riqualificando le strade cittadine con l’obiettivo di favorire la mobilità sostenibile e individuale. Se i propositi – almeno sulla carta – sono ottimi, non si può dire lo stesso di tutte le opere finora realizzate: basti pensare ad alcune delle nuove piste ciclabili di Bari, frettolosamente verniciate sull’asfalto e dal tracciato insidioso, come quella di corso Vittorio Emanuele o quella del lungomare Starita (che solo a giugno scorso è stata oggetto di interventi correttivi).

Anche il Comune di Triggiano, le cui piste ciclabili si concentrano nel quartiere San Lorenzo, si sta impegnando a realizzare nuovi itinerari in altre zone del paese, a partire dal quartiere Casalino. Proprio qui, nei giorni scorsi, è stato ultimato un percorso ciclopedonale di grande valenza strategica lungo circa 420 metri.
Si tratta di una pista ad uso promiscuo, senza una separazione tra i flussi di ciclisti e pedoni, che parte dall’autosilo abbandonato di via Giuseppe Colucci, accanto al quale le Ferrovie Sud Est stanno costruendo la nuova stazione interrata. Il tracciato prosegue poi su via Don Vitangelo Dattoli, servendo due scuole superiori – il liceo “Cartesio” e l’Itet “Antonio De Viti De Marco” – e il suggestivo parco ai Caduti di Nassiriya. Congiungendosi ad un sentiero già realizzato qualche anno fa, la pista permette infine di raggiungere la complanare est della Ss100, dove ha sede una fermata dei bus Fse e il Ccr (Centro comunale di raccolta rifiuti).

«La realizzazione di questa pista ciclopedonale – spiega l’ing. Carlo Ronzino, dirigente dell’Ufficio tecnico comunale – non va considerata come un intervento a sé stante. Il nostro obiettivo primario, infatti, era quello di potenziare la rete di fogna bianca del quartiere Casalino che, in relazione ai fenomeni meteorologici sempre più intensi, era ormai inadeguata. Oggi i lavori sono praticamente finiti, per cui non si verificheranno più quelle gravi situazioni di allagamento che tutti ricordano.
Al fine di posare uno dei nuovi tronconi fognari, abbiamo dovuto smantellare il marciapiede di via Dattoli dal lato delle scuole. Quando poi è giunto il momento di ripristinare la strada in superficie, abbiamo approfittato ad apportare alcune modifiche in ottica di mobilità sostenibile. Il marciapiede è stato ricostruito con una larghezza maggiore, per ospitare appunto un percorso ciclopedonale che servisse alcuni luoghi strategici di Triggiano. Di conseguenza la carreggiata è stata ristretta e riasfaltata, diventando tutta a senso unico con parcheggi su un lato».

Se da una parte è apprezzabile l’idea di sottrarre spazio alle auto per riservarlo agli utenti “deboli” della strada, dall’altra il risultato finale non piace a tutti i cittadini. Una delle scelte più criticate è proprio quella del percorso promiscuo, al quale si sarebbe preferito un marciapiede con pista ciclabile adiacente. In situazioni congestionate, come all’ingresso o all’uscita degli studenti dai plessi scolastici, potrebbero infatti verificarsi pericolose interferenze tra pedoni e ciclisti. Manca inoltre la classica linea di mezzeria, che aiuterebbe visivamente a separare i flussi per direzione, riducendo così la probabilità di incidenti.

«Il percorso promiscuo effettivamente è ammesso dalla normativa nazionale in materia di piste ciclabili. – prosegue l’ing. Ronzino – È chiaro che, laddove si interviene su aree completamente inedificate, è possibile immaginare soluzioni “ottime”. Quando invece si opera in contesti già definiti, bisogna fare i conti con gli spazi a disposizione e individuare soluzioni “ottimali”.
Nel nostro caso abbiamo fatto una valutazione complessiva, tenendo conto anche dei nuovi scenari che si apriranno con l’interramento ferroviario, e abbiamo voluto coniugare le esigenze di tutti gli utenti della strada. La sicurezza è affidata al buonsenso e alla responsabilità reciproca dei cittadini, ma sono certo che la Polizia locale sanzionerà gli eventuali comportamenti scorretti e provvederà, se necessario, a regolamentare in maniera più stringente l’utilizzo di questa pista».

A conferma che anche l’occhio vuole la sua parte, gli aspetti estetici non sono esenti da critiche. Già, perché la combinazione cromatica non è particolarmente allegra: la superficie della pista è stata lasciata in grigio cemento, mentre la segnaletica orizzontale è addirittura nera.
«È stata una scelta politica – dichiara il consigliere comunale delegato ai Lavori pubblici, Verio Triggiani – per far sì che la nuova pista assomigliasse il più possibile al percorso ciclabile del parco Nassiriya, anch’esso grigio. L’affinità cromatica evidenzia così il legame funzionale che c’è tra le varie opere».
Tuttavia, se almeno quel grigio fosse stato uniforme il problema si sarebbe posto in misura minore. Più di qualcuno, infatti, lamenta la presenza di evidentissime macchie e striature, dovute all’esecuzione dei giunti del massetto e di alcune tracce “dell’ultimo momento”. Non proprio un lavoro a regola d’arte, insomma.

Un altro tasto dolente è quello degli alberi, dal momento che per realizzare la pista su via Colucci sono stati rimossi ben undici esemplari in salute, che si trovavano sul marciapiede del liceo “Cartesio”. Ad accusare il colpo sono stati soprattutto i cittadini più sensibili alle tematiche ambientali, tra cui Salvatore Capotorto, volontario del gruppo “Vieni con me”, che nella nostra precedente intervista ha già illustrato la vitale importanza del verde nei contesti urbani.
«È un vero peccato che non siano stati piantumati alberi né arbusti lungo la pista. – afferma Salvatore – Avrebbero garantito una certa ombreggiatura ai pedoni e ai ciclisti e avrebbero notevolmente migliorato il decoro della strada, che ora invece si presenta del tutto spoglia anche a causa di discutibili scelte estetiche. Comprendo che gli spazi, magari, non permettano la realizzazione di una fascia verde continua, ma si può sempre valutare l’inserimento di qualche albero sacrificando una manciata di posti auto a distanze regolari. Quanto agli esemplari rimossi da via Colucci, spero almeno che siano stati ricollocati in altre zone del paese e non tagliati».

Anche sul tema del verde, a fornire risposte è l’ing. Ronzino: «La presenza di alberi a ridosso delle piste ciclabili è un potenziale pericolo perché, se le radici causano il dissesto della pavimentazione, i ciclisti possono rimanere vittime di seri incidenti. Quelli che abbiamo eliminato in via Colucci non erano alberi di pregio (anzi, producevano bacche velenose) e tra l’altro avrebbero costituito degli ostacoli da schivare, non potendo allargare ulteriormente la pista.
In ogni caso, è importante sottolineare che il patrimonio arboreo di Triggiano è cresciuto nettamente negli ultimi anni, grazie agli interventi realizzati dall’amministrazione Donatelli: si pensi ad esempio agli alberi ripristinati su corso Vittorio Emanuele, o a quelli inseriti nei nuovi parcheggi di quartiere».

A far discutere i cittadini, infine, è il senso di una pista ciclopedonale lunga meno di mezzo chilometro e sostanzialmente isolata dal resto del paese. Per comprenderne a pieno l’utilità, bisogna considerare il processo di evoluzione che sta vivendo Triggiano: «La realizzazione di quest’opera rientra nelle strategie per favorire gli spostamenti sostenibili e intermodali all’interno del nostro Comune. – spiega il consigliere Triggiani – Ad esempio, gli studenti che scenderanno dal treno con la bici o dal bus con il monopattino potranno finalmente raggiungere le scuole in sicurezza, senza occupare la carreggiata.
Inoltre, in un sistema di interconnessioni, la pista si raccorderà all’itinerario ciclopedonale che realizzeranno le Ferrovie Sud Est da Triggiano a Capurso, al di sopra della galleria ferroviaria, e di lì potrebbe trovare un’ulteriore prosecuzione fino al mare, qualora venisse finanziato il progetto della “ciclovia di lama San Giorgio”.
Per collegarla invece al quartiere San Lorenzo e al resto del paese, stiamo studiando la possibilità di istituire le cosiddette “zone 30” (in cui i ciclisti possono utilizzare la carreggiata con meno rischi) e di realizzare, laddove possibile, altre piste ciclabili sui principali assi viari».

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