Da Israele tremila nuove case per coloni, l’ira degli Usa

I piani per la costruzione di 3 mila nuove abitazioni per i coloni in Cisgiordania hanno ricevuto il via libera dell’Alta commissione per la pianificazione del ministero della Difesa israeliano, suscitando la condanna dei palestinesi e la forte irritazione degli Stati Uniti.

Gli esperti hanno dato l’approvazione finale a 1.800 unità abitative e il via libera iniziale ad altre 1.344. Da Ramallah il leader dell’Autorità nazionale palestinese ha espresso una “forte rifiuto” e ha esortato Washington a mettere in pratica “la promessa di respingere gli insediamenti e le misure unilaterali” di Israele. Il dipartimento di Stato Usa già ieri aveva fatto la voce grossa, per la prima volta dall’insediamento della nuova amministrazione Biden: “Siamo profondamente preoccupati per i piani del governo israeliano di costruire migliaia di unità negli insediamenti, molte delle quali nel profondo della Cisgiordania”, aveva affermato il portavoce Ned Price, esprimendo preoccupazione anche “per la pubblicazione di bandi di gara per 1.300 unità in una serie di colonie in Cisgiordania”.

“Ci opponiamo fermamente all’espansione degli insediamenti, che è del tutto incompatibile con gli sforzi per abbassare le tensioni e garantire la calma, e danneggia le prospettive di una soluzione a due Stati”, ha aggiunto Price, definendo “inaccettabili i piani per la legalizzazione retroattiva degli avamposti illegali”.

La questione è stata sollevata dallo stesso segretario di Stato Usa, Antony Blinken, con il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, in una telefonata che è stata definita tesa. Il capo della diplomazia americana ha condannato come “inaccettabile” l’iniziativa israeliana, puntando il dito sia contro il numero di nuove abitazioni sia contro la loro localizzazione nella parte interna della Cisgiordania. Gantz, da parte sua, ha sottolineato di aver ridotto il numero delle unità abitative e ha ricordato le critiche da lui ricevute per aver incontrato il leader dell’Anp, Abu Mazen, il primo esponente di governo a farlo dal 2010.

Il ministro ha anche messo l’accento sui piani per l’approvazione di 1.300 case per i palestinesi: per i critici, un modo per placare gli alleati di sinistra nel governo e mostrare come l’esecutivo sia impegnato a migliorare le condizioni di vita dei palestinesi in Cisgiordania. Dal partito laburista – parte della eterogenea coalizione di Naftali Bennett – sono arrivate parole di condanna verso chi fa “dichiarazioni politiche con implicazioni internazionali in maniera irresponsabile, senza coordinamento e senza preparazione”. L’iniziativa è stata denunciata anche da Peace Now: “Un governo che viola gli impegni verso lo status quo e porta avanti lavori di costruzione dannosi negli insediamenti non è un governo del cambiamento ma un esecutivo pienamente di destra”. “I sostenitori della soluzione dei due Stati nel governo si sono addormentati in servizio”, ha ironizzato l’organizzazione.

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