Reddito di Cittadinanza, esperti e toghe bocciano le modifiche del Governo.

Reddito di cittadinanza, esperti e toghe bocciano le modifiche del Governo. Da Bankitalia alla Corte dei Conti: correttivi inutili al sussidio M5S

Le modifiche al Reddito di cittadinanza introdotte dal Governo in Manovra non convincono economisti ed esperti. L’Ufficio parlamentare di bilancio, la Banca d’Italia, la Corte dei Conti, il Cnel – nel corso delle audizioni sulla legge di Bilancio – hanno fatto le pulci a quelle modifiche che – hanno detto in coro – non hanno sciolto diverse criticità che zavorrano il sussidio. Criticità, infine, che, per buona parte, coincidono con quelle illustrate una decina di giorni fa dal Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza guidato da Chiara Saraceno e istituito presso il ministero del Lavoro.

Il gruppo di esperti guidato dalla sociologa ha messo nero su bianco dieci proposte per correggere quelle criticità. Tra i punti deboli del sussidio anti-povertà c’è il dato che riguarda le famiglie numerose che sono più penalizzate rispetto ai single e quello relativo agli stranieri.

Rimangono immutate le principali criticità: una scala di equivalenza che sfavorisce le famiglie numerose, malgrado sia nota la maggiore concentrazione della povertà tra i minori; l’elevata aliquota marginale che scoraggia il lavoro regolare; la lunghezza del periodo richiesto di residenza in Italia; il peso del patrimonio nella selezione dei beneficiari, in considerazione della difficile liquidabilità dello stesso”.

La musica non cambia ne per la Corte dei Conti ne per Bankitalia: “Non è positiva” la scelta di “non intervenire sulla scala di equivalenza” e di escludere dal Reddito chi non è residente “da almeno 10 anni”. “Sono due aspetti che condizionano gli esiti della lotta alla povertà assoluta, la quale si riscontra a tassi molto più elevati proprio tra le famiglie numerose e con figli minori e tra i cittadini non residenti”.

E infine il Cnel: “L’intervento sul reddito di cittadinanza è positivamente ricondotto, da strumento di politica attiva, nell’alveo delle politiche di contrasto alla povertà, anche se disegnato più in un’ottica di riduzione della platea di beneficiari che di contrasto degli abusi”.

Franco Marella

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