L’abbattimento di 15 alberi in un luogo caratteristico del centro abitato, e per giunta nel pieno di un’ondata di caldo insopportabile, è stato un trauma senza precedenti per la comunità di Triggiano. Un fiume di polemiche si è riversato, la settimana scorsa, sulla pagina Facebook del sindaco e sui vari gruppi cittadini mentre, a colpi impietosi di motosega, cadevano i grandi pini che per oltre trent’anni avevano abbellito e ombreggiato via Antenore e via Carpaccio all’incrocio con via Dante.
L’eliminazione di quelle alberature, a detta dei tecnici comunali, si era resa necessaria e ormai indifferibile per poter mettere in sicurezza la carreggiata e i marciapiedi, distrutti dalle radici e non confacenti alle norme sulle barriere architettoniche. Ciclisti, motociclisti e pedoni (specie coloro con difficoltà motorie) rischiavano infatti rovinose cadute per i sollevamenti dell’asfalto e delle mattonelle, il che esponeva il Comune a pesanti responsabilità in caso di contenziosi legali.
Guardando ciò che oggi rimane della pineta di via Antenore, pressoché dimezzata, e vedendo battere il sole rovente su abitazioni, attività commerciali e marciapiedi che da quegli alberi traevano un gradito riparo, non si può restare indifferenti. E’ proprio questa sensazione di vuoto incolmabile, combinata ad una crescente paura per i cambiamenti climatici e l’emergenza idrica in atto, che ha risvegliato nei triggianesi una coscienza ambientale rimasta sopita troppo a lungo.
Ad essere messe in discussione non sono le finalità dell’intervento. Si è tutti, più o meno, d’accordo sul fatto che le radici dei pini rappresentassero un pericolo per l’incolumità pubblica. Qualcuno racconta persino di essersi infortunato in prima persona, o di aver assistito a spiacevoli incidenti causati dal dissesto dei marciapiedi. D’altronde, considerata la carenza atavica di manutenzione sulle strade di Triggiano, qualsiasi opera pubblica mirata a risolvere criticità del genere viene accolta favorevolmente dalla collettività.
La maggior parte dei cittadini intervenuti sul social accusa, piuttosto, l’amministrazione comunale di aver approvato una soluzione drastica, semplicistica e addirittura «scellerata» eliminando ben 15 alberi in salute. In un momento storico così delicato, che ci spinge a ripensare il verde pubblico come una vera e propria infrastruttura necessaria alla sopravvivenza delle città, si chiede insomma di evitare qualsiasi azione distruttiva nei confronti del patrimonio arboreo, a meno che non si dimostri l’assenza di valide alternative. Era davvero questa, dunque, l’unica soluzione possibile in via Antenore?
Tralasciando l’opzione del trapianto, che per i costi e le difficoltà tecniche sarebbe stata irrealizzabile in quel contesto, un esempio virtuoso avrebbe potuto essere l’intervento di restyling eseguito dal Comune di Bari su via Caldarola. Seguendo le indicazioni di esperti agronomi, i progettisti sono riusciti infatti a preservare tutti i pini esistenti, attraverso il dimezzamento delle corsie e l’allargamento degli spartitraffico. In particolare, le radici sono state coperte da ulteriori strati di pavimentazione – che garantiranno una maggiore stabilità agli alberi – e non subiranno più le sollecitazioni dovute al carico dei veicoli in transito.
L’amministrazione comunale di Triggiano afferma che l’Ufficio tecnico, prima di optare per il taglio dei pini in via Antenore, ha effettuato le dovute valutazioni. Secondo il verdetto, non erano alberature di pregio e costituivano anzi un potenziale pericolo, per via di alcuni tronchi troppo inclinati e dei rami pesanti esposti alle raffiche di vento. I cittadini più agguerriti, tuttavia, sospettano che non esista una relazione agronomica a corredo del progetto e si stanno già attivando per dare filo da torcere al Comune, ritenendo insufficiente il solo parere dei tecnici.
Sarebbe stato realmente impossibile riproporre in via Antenore quanto realizzato su via Caldarola, con le dovute proporzioni? Se si fosse scelto di pedonalizzare la pineta, sovrapponendo alle radici una nuova pavimentazione, e di deviare stabilmente il traffico su via Masaccio (considerato anche il previsto prolungamento di via Nicola De Filippis), probabilmente ne avrebbero giovato tutti, alberi inclusi.
Al di là di ogni polemica, l’impatto ambientale si è ormai verificato e non resta che sperare in un’adeguata compensazione. L’intervento prevede la messa a dimora di 6 lecci su uno dei nuovi marciapiedi, ma trattandosi di esemplari giovani raggiungeranno il pieno sviluppo fra decenni: da soli non potranno quindi bilanciare la perdita di 15 pini adulti. Per calmare le acque, il sindaco Antonio Donatelli assicura tramite un post che «si prevede una reintegrazione del verde urbano in altri parchi cittadini, in modo che il “saldo ecologico” non sia negativo», senza però fornire informazioni dettagliate al riguardo.
Un contributo costruttivo al dibattito è arrivato da Salvatore Capotorto che, in qualità di portavoce del gruppo ambientalista “Vieni con me”, ha pubblicato due pec inviate negli ultimi giorni all’amministrazione comunale. La prima mail è un appello affinché si provveda ad una manutenzione più adeguata e puntuale di tutte le specie arboree di competenza del Comune di Triggiano, con particolare riferimento all’irrigazione durante i periodi di caldo eccezionale. Nella seconda mail si ribadisce invece la necessità di equilibrare lo scompenso ambientale creatosi con la rimozione dei pini in via Antenore; a tal proposito, è stato inserito un elenco aggiornato di alvaretti vuoti e di aree verdi da riqualificare, tratto dalla pagina Facebook “MiglioriAmo Triggiano”, nella speranza che l’amministrazione vi prenda spunto per piantumare quanto prima nuove essenze.
In quest’estate così torrida, in cui Triggiano soffre come non mai la carenza di verde pubblico e il fenomeno dell’isola di calore urbana, il messaggio lanciato dai cittadini è forte e chiaro: gli alberi sono una risorsa di inestimabile valore e devono essere tutelati con ogni mezzo possibile. Da non dimenticare, poi, che la triste vicenda si è consumata proprio all’esterno di un parco dedicato ai Diritti del bambino. Diritti che dovrebbero, per l’appunto, includere anche il contatto con la natura vissuto all’insegna del massimo rispetto verso di essa. Sicuramente l’immagine della pineta mutilata sarà ancor più difficile da metabolizzare per i bambini triggianesi.