Si allunga con il “prunus mahaleb, il portinnesto del ciliegio maggiormente utilizzato in Puglia, l”elenco delle piante ospiti di Xylella fastidiosa, con gravi ripercussioni sulla ripresa nelle aree infette dalla malattia e sul settore florovivaistico, con 36 specie ospiti del batterio killer degli ulivi”. La notizia è emersa nel corso dell”incontro organizzato da Coldiretti Puglia e Unaprol con il Rotary a Bari. “Con questo ritrovamento viene nuovamente aggiornata la lista delle specie suscettibili a Xylella pauca SP53 che adesso comprende 36 specie”, spiega Donato Boscia del Cnr.
«È una ulteriore tegola per l”agricoltura e per il settore florovivaistico, ma anche per gli uffici fitosanitari sul territorio – aggiunge il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia – un mix esplosivo che mette a rischio la ripartenza nelle aree colpite dalla Xylella e la tenuta stessa sui mercati interni e sull”export florovivaistico pugliese che rappresenta un elemento di punta del Made in Italy».
Le piante ospiti individuate di recente sono state incluse nella banca dati Efsa di piante che fungono da ospiti di Xylella fastidiosa. La banca dati mette a disposizione evidenze scientifiche essenziali a scienziati e gestori del rischio. In particolare è di ausilio a questi ultimi per porre in essere misure di sorveglianza e altre misure fitosanitarie come, ad esempio, l”ispezione su piante destinate alla messa a dimora. Il settore florovivaistico è fra quelli più colpiti dal rincaro dei costi di produzione generati dalla conflitto in Ucraina, pur dimostrando una grande capacità di resilienza è anche fra quelli più performanti – insiste Coldiretti Puglia – con una forte domanda anche dall”estero dove si registra un aumento record del 33% delle esportazioni di piante Made in Italy che impone la tutela di un comparto chiave del Made in Italy agroalimentare con un valore della produzione di fiori e piante che supera i 300 milioni di euro in Puglia.
«Un esempio significativo delle difficoltà che colpiscono il settore florovivaistico a causa dell”assenza di accordi con Paesi e aree strategici per il nostro export, ma anche delle lungaggini burocratiche che affliggono il lavoro degli uffici fitosanitari sul territorio», conclude il presidente Muraglia.