Con l’avvocato Barbuzzi parliamo di cyberbullismo ed hate speech online

Non vi è giorno in cui la cronaca non ci riporti episodi di cyberbullismo o hate speech, molto spesso con esiti drammatici. È sempre più forte la consapevolezza della gravità del fenomeno e del fatto che lo strumento forse più efficace per arginarlo risiede nella costruzione di relazioni sane e rispettose attraverso processi culturali e politici sempre più inclusivi.Ne abbiamo parlato con l’avvocato Nicola Pierpaolo Barbuzzi, già docente di diritto dei mezzi di comunicazione presso l’Università Telematica Pegaso, nonché docente di diritto e processo penale presso la Scuola Allievi Finanzieri della Guardia di Finanza, autore del volume “Basta un click per odiare. Cyberbullismo ed hate speech online agli albori del metaverso” edito da UniversItalia di Roma.Avvocato, il suo volume affronta una problematica attualissima e scorrendo l’indice si può notare come sia stata effettuata una disamina dettagliata del fenomeno, anche attraverso l’analisi di fattispecie assolutamente nuove quali il cyberbullismo e l’hate speech sulle piattaforme di gioco o in ambito sportivo, il fat shaming o lo slut shaming.Il volume, partendo da una disamina delle nuove generazioni di utenti digitali e dei social più diffusi ne analizza le criticità, delineando il profilo del migrante digitale alle soglie del metaverso, universo digitale persistente e sincrono, il cui termine deriva dalla combinazione del prefisso greco μετά e della parola universo, proprio ad indicare quella realtà non antropologica che si sta velocemente definendosi mediante i costanti sviluppi tecnologici. Descritte preliminarmente le caratteristiche del fenomeno del cyberbullismo e del discorso d’odio, è possibile passare all’accurata analisi della fenomenologia e degli effetti, individuandone la comune matrice nella repulsione e nella paura della ‘specialità’ (diversità fisica, di abilità, di genere, etnica, caratteriale, politica).Quindi discorso d’odio e cyberbullismo sono due facce della stessa medaglia?Discorso d’odio e cyberbullismo galoppano di pari passo in un universo virtuale in cui manca un vero e proprio assetto di regolamentazione. La consapevolezza del fallimento dei modelli educativi standardizzati, siano essi familiari o scolastici, ma soprattutto l’effetto deleterio di alcuni social sulla fragile psiche dell’adolescente, obbligano tutti i soggetti in campo a trovare spazi per la ricerca di modelli educativi cui ispirarsi, coinvolgendoli nella costruzione di una società includente, solidale e capace di migliorare la vita dei giovani. Anche la politica ha una grande responsabilità in questo momento storico dove il discorso d’odio trova terreno fertile quando è strumento per irretire particolari sacche di elettorato o quando, semplicemente, travalica le regole di continenza verbale e del rispetto dell’idea altrui. In conclusione, emerge la necessità di un ritorno al dialogo che avversi l’unilateralità della comunicazione attuale, realizzando una vera e propria cyber resilienza che regga l’agire dell’utente di nuova generazione, educato ad un efficace “contro discorso”.Il volume si pone quindi come una guida per districare il lettore in un universo comunicativo del tutto nuovo?In effetti, quante volte i nostri amici, fratelli o figli usano il silenzio per alzare la voce, ma noi non siamo in grado di ascoltarli. Quante volte il buio delle camere in cui si rifugiano rappresenta una sofferta richiesta di aiuto per fare luce su qualcosa di così tanto insopportabile da diventare invisibile. La mancanza delle giuste chiavi per decifrare tali comportamenti condanna noi a non comprendere e loro alla solitudine, al ritiro sociale. Questo mio lavoro, lontano da ogni velleità, cerca di guidare non solo il giurista, ma anche e soprattutto il genitore o l’educatore in un complesso labirinto di nuovi codici di comunicazione, substrato di quel “non luogo” digitale, fluido e cangiante, popolato da vampiri e protei, vittime e carnefici, predatori e prede. Paola Copertino

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