BULLISMO E CYBERBULLISMO: COME RICONOSCERLI

Il 6 marzo gli studenti di alcune classi prime del Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” di Bari hanno preso parte ad un incontro relativo alla sensibilizzazione e all’informazione pertinente agli attuali fenomeni del bullismo e del cyberbullismo.

A dar voce a questi argomenti sono state la psicologa Annamaria Giangregorio e l’avvocato Gaia de Padua, entrambe operanti all’interno del CAV e del CAD. Il CAV è un Centro Anti Violenza che si dedica alle donne vittime di violenza domestica, offrendo loro un supporto a 360 gradi dal punto vista psicologico e giuridico, innanzi tutto rendendole consapevoli dei propri diritti. Il CAD, invece, è un Centro Anti Discriminazione, per prevenire ogni tipo di discriminazione che si possa immaginare. 

Per cominciare è stato visionato un video riguardo la storia di Carolina Picchio, una ragazza di quattordici anni che si è suicidata dopo che, durante una festa in cui aveva bevuto troppo, alcuni ragazzi ritenute da lei amici hanno finto un rapporto sessuale con lei riprendendo l’accaduto con il telefono, postandolo sui social e scatenando una miriade di reazioni e insulti che sono stati rivolti a Carolina e che hanno dato il via ad una delle prime forme di cyberbullismo. 

Tramite una lezione attiva e un riscontro partecipativo da parte degli alunni, è stato approfondito il discorso pertinente le varie manifestazioni di bullismo, partendo dalla sua definizione. 

Molto spesso si tende a minimizzare questo fenomeno riducendolo ad un innocuo litigio fra ragazzi, trascurandone la gravità e la pesantezza. Infatti, il bullismo è una vera e propria forma di discriminazione a danno di persone più deboli attraverso comportamenti aggressivi intenzionali e sistematici. Nel momento stesso in cui alla base della prevaricazione è presente un’idea di “diversità”, ci si trova di fronte al bullismo discriminatorio, ossia una varietà di atteggiamenti che il bullo assume per discriminare coloro che hanno una caratteristica che li pone in una situazione di svantaggio, come una disabilità fisica e/o psichica, l’aspetto fisico, l’etnia, l’orientamento sessuale, il genere, la religione o la minore età. La vittima, spesso, è soggetta a sintomi di interiorizzazione e psicomatici, Campanelli d’allarme sono l’abbassamento dell’autostima, l’isolamento, il calo del rendimento scolastico. A volte, addirittura, si va incontro ad una forma di stress post-traumatico, disturbo che compromette la qualità della vita della vittima, ossessionata dal pensiero che possa essere oggetto nuovamente di un atto di aggressione.

Il bullismo può essere di vario tipo: diretto (insulti, minacce, furto, azioni violente) o indiretto (manipolazione di rapporti o isolamento sociale). Molto diffuso, forse più subdolo, è anche il fenomeno del cyberbullismo: si tratta di una forma di bullismo manifestatasi negli ultimi anni ed esercitata tramite le nuove tecnologie multimediali, in particolare i social media. 

Grazie alla diffusione di informazioni più precise riguardo il bullismo si è capito che, sebbene spesso la prevaricazione sia associata al genere maschile, i comportamenti da bullo sono presenti anche tra le ragazze. Inoltre, il bullismo è esercitato soprattutto durante la preadolescenza, tra gli 11 e i 14 anni, e a scuola, nei luoghi meno sorvegliati come, ad esempio, i corridoi, il cortile, i bagni. La scuola, perciò, è uno degli enti che maggiormente dovrebbe assumersi la responsabilità di ciò che avviene tra le sue mura e vigilare attentamente sugli studenti. Mentre i genitori hanno il dovere di accudire i propri figli e crescerli con un senso di educazione e di rispetto verso gli altri. 

Il bullo agisce secondo delle motivazioni: prende esempio da modelli di vita violenti a cui è abituato in casa, è geloso, ricerca vendetta, prova a stare al centro dell’attenzione oppure è anche spinto da motivazioni futili. Opera in compagnia, forse per via di un’insicurezza che lo porta a circondarsi di persone opportuniste che non vogliono, a loro volta, diventare vittime.

All’incontro di sensibilizzazione è seguito un dibattito in cui gli studenti hanno riportato le loro riflessioni ed esperienze pertinenti al bullismo. Molti gli spunti di riflessione scaturiti dall’iniziativa, specialmente sui termini offensivi che si utilizzano senza dar loro un effettivo peso. È fondamentale ricordare non solo ai giovanissimi, ma anche agli adulti, che le parole possono curare, guarire, ma anche ferire, talvolta, in modo irrimediabile.

Elettra Salvatore, 1a C Cambridge, Liceo Classico Statale “Q. Orazio Flacco”, Bari

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