“O MIA O DI NESSUNO”: la storia di Santa Scorese

Nei giorni scorsi, noi alunni della Scuola “Bosco-Netti” abbiamo partecipato in differenti giornate, prima al plesso Bosco e successivamente al plesso Netti, all’incontro con Rosa Maria Scorese, sorella di Santa Scorese, una ragazza vittima di femminicidio, morta a soli ventitré anni. Questa testimonianza ci ha fatto comprendere che storie come questa sono molto più vicine a noi, più di quanto ci aspettiamo; infatti, questo omicidio è avvenuto a Palo del Colle, un paesino non molto distante dal nostro. 

La storia di Santa ha suscitato in noi emozioni che sono riuscite a toccare le corde più profonde della nostra anima, “obbligandoci” a un momento di riflessione. Abbiamo capito quanto sia importante non sottovalutare ciò che ci accade, parlarne subito con chi è più vicino a noi e richiedere sempre il loro aiuto, proprio come Santa, una ragazza che, fino alla fine, ha inseguito il suo sogno di diventare medico, affidando la sua vita a Dio. Rosa Maria ci ha aiutati a immedesimarci nelle azioni che caratterizzavano la limitata, ma libera, vita di Santa, da quando il suo stalker, Giuseppe, ha cominciato a perseguitarla, portandoci ad immaginare come sarebbe la nostra vita se, come lei, fossimo costretti ad essere sempre accompagnati da qualcuno o sentirci perennemente osservati, come se la nostra vita fosse nelle mani di qualcun altro.  Nonostante il trasferimento da Bari a Palo del Colle e tutte le limitazioni a cui Santa non era abituata, non ha mai smesso di essere quella “peperina” che era sempre stata. 

Siamo rimasti turbati scoprendo che Giuseppe tempestava Santa e la sua famiglia con bigliettini, su di uno un giorno scrisse: “O mia o di nessuno, nemmeno di Dio!”, ma Santa non si lasciò scoraggiare da tale minaccia, lei infatti proclamò che avrebbe scelto sempre Dio.

Sono molti gli aneddoti raccontati da Rosa Maria che ci hanno colpiti… prima di tutto il bellissimo rapporto che c’era tra le due sorelle, un legame che le teneva unite e le faceva essere anche migliori amiche, ma anche la storia stessa di Santa, il modo in cui Giuseppe le ha teso le diverse aggressioni, come quando l’ha colta di sorpresa davanti alla casa delle sue amiche missionarie, nonostante nessuno sapesse che Santa sarebbe andata lì, fino alla sera della sua morte, quando rifiutando l’aiuto dei suoi amici che volevano riaccompagnarla, ironizzò dicendo che, al massimo, la cosa peggiore che le sarebbe potuta capitare, sarebbe stato trovare Giuseppe sotto casa. Ma lui, quella sera non era lì per stalkerarla, bensì per accoltellarla alle spalle.

Rosa Maria ci ha confessato che la perdita di sua sorella ha lasciato in lei un vuoto incolmabile, ma “la voce di Santa continua a camminare sulle sue gambe”. 

Le istituzioni, a quei tempi, avevano sottovalutato la situazione di Santa, ascoltandola solo perché suo padre era un poliziotto, e quindi volevano semplicemente fare un favore a un collega. Addirittura, affermarono che “se le avessero voluto fare del male lo avrebbero già fatto, piccolina com’era”! Vero è che all’epoca le istituzioni non erano preparate a tali eventi, ma ancora oggi molte volte lo Stato sottovaluta i segnali e le donne vittime di violenza trovano supporto e appoggio solo nei centri antiviolenza. Nella famiglia Scorese il ricordo di Santa è ancora vivo, infatti sua madre continua a chiamarla con i diversi soprannomi che le dava da bambina e la figlia di Rosa Maria, che al momento del femminicidio aveva solo undici mesi e non ricorda ciò che è accaduto a sua zia ma ha respirato l’aria di quella tragedia, per un periodo ha continuato ad aspettarla dietro la porta del suo ufficio.

Questo incontro rimarrà nei nostri cuori, la storia di Santa è adesso anche una nostra storia e, attraverso la voce e le parole di Rosa Maria, siamo stati in grado di comprendere tutta la sofferenza e il dolore che Santa ha provato mentre veniva perseguitata fino a cadere “vittima” per mano di Giuseppe e abbiamo ricevuto insegnamenti molto importanti di valore pari, e per certi aspetti forse anche più, rispetto a quelli che ci vengono dati durante le classiche ore di lezione, perché queste sono storie di vita vera.

Classe III E Bosco, S.S.1G. “Bosco-Netti” Santeramo

Promo