La festa della donna viene celebrata ogni anno in Italia e in altri Paesi del mondo e vuole ricordare le discriminazioni ma anche le conquiste sociali che hanno coinvolto il genere femminile. Essa si celebra l’8 marzo e ha come simbolo la mimosa, che rappresenta la forza e la femminilità, poiché è un fiore che cresce anche nei terreni più difficili.
Questa data è infatti riconosciuta ufficialmente come GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA, ma la prima venne celebrata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti per iniziativa del Partito Socialista Americano, che scelse quella data in memoria dello sciopero di migliaia di camiciaie newyorkesi. L’anno dopo questa ricorrenza venne introdotta anche in Europa sotto l’impulso dell’Internazionale Socialista. Ci sono molte leggende sulle origini della festa della donna, ma tra queste, emerge quella secondo cui sarebbe stata istituita per ricordare un incendio che uccise centinaia di operaie in una fabbrica di camicie a New York l’8 marzo 1909. Tuttavia tale circostanza non si verificò mai, però un altro incendio causò 140 vittime il 25 marzo 1911.
Nonostante i progressi, ancora oggi è necessario rafforzare il ruolo della donna nel mondo del lavoro e combattere le discriminazioni di genere, favorendo le diversità in tutti i settori economici e sociali. Per migliorare questa situazione sono fondamentali provvedimenti volti ad accelerare l’impegno per le pari opportunità e la creazione di un clima più inclusivo. Cambiamenti di cultura e nuovi modelli organizzativi sono essenziali per incoraggiare e promuovere la leadership femminile. Grazie anche allo smart working ed alle nuove tecnologie, infatti, la carriera delle donne ha conosciuto un nuovo sviluppo.
La donna di oggi lotta per la propria affermazione, per i propri diritti ma è anche in prima linea nella lotta per la salvaguardia dell’ambiente. Nel docu-film Bigger than us, che abbiamo visto con la nostra scuola, tale esempio viene rappresentato da Melati Wijsen, una ragazza balinese che combatte l’inquinamento da plastica che sta devastando il suo paese, l’Indonesia. Il suo impegno come attivista l’ha portata a radunare adolescenti e giovani che la pensano come lei e che si battono per i diritti umani, il clima, la giustizia sociale e l’accesso all’istruzione o al cibo. Abbiamo anche imparato che in alcuni paesi, ad esempio in Malawi, molte bambine, quando raggiungono la pubertà, sono obbligate a fidanzarsi e a sposarsi con uomini molto più grandi di loro; altre, invece, sono obbligate a mettersi un velo sui capelli, perché non possono mostrarli.
Un tempo e in certi Paesi del mondo, quando si parlava di donna, si pensava solo ed esclusivamente a colei che si occupava della casa, della crescita dei figli, ed ella era sotto il comando dell’uomo e doveva obbedirgli. Per di più’ la donna difficilmente poteva lavorare. Sicuramente la situazione oggi è migliorata, ma il dibattito non è definitivamente concluso. Oggi le donne, infatti, hanno raggiunto un’indipendenza mai avuta prima. Abbiamo lottato per ricevere la possibilità di votare, di studiare, di lavorare, ma, purtroppo, non tutte possono ancora dedicarsi a queste attività.
Noi donne non siamo invisibili o trasparenti, ma evidentemente in alcuni paesi molte lo sono. Addirittura ci sono dei posti dove le donne è come se non esistessero.
Esse si sono fatte sentire e si sono fatte valere, ed ora hanno un ruolo e dei diritti. Ora siamo importanti e siamo conosciute in tutto il mondo. Basti pensare a Samantha Cristoforetti che ci saluta dallo spazio. Ma anche a tante altre donne che hanno lottato per la loro libertà. Ora possiamo lavorare; ora possiamo studiare; ora possiamo essere libere, ma non ci dobbiamo dimenticare che molte di noi, che vivono in altre parti del mondo, non hanno i loro diritti fondamentali, perché non sono stati ancora riconosciuti.
Gabriella De Marco, Matilde Pantanella, Flavia Ranieri, 2 ^ A, I. C. “Mazzini – Modugno”, Bari