A teatro con Plauto (e il suo doppio)

Che cosa fareste se all’improvviso incontraste una persona identica a voi?

La prima cosa che vi verrebbe in mente sarebbe quella di aver beccato uno dei vostri sosia, che si dice siano sparsi per il mondo. Poi forse pensereste a uno scherzo o a una truffa, ma mai credereste che quella persona uguale a voi vi voglia rubare l’identità, impossessarsi della vostra vita, farvi uscire di senno.

Ebbene, quando Plauto, l’autore più celebre del teatro latino tra III e II sec. a.C., scrisse l’Amphitruo, pensò a uno scenario simile: assurdo, folle, inquietante e, in qualche modo, triste e amaro.

Lo schiavo Sosia, ingenuo e stolto, è il malcapitato, e il suo avversario, colui che gli ruba l’identità, non solo è di gran lunga più potente e intelligente di lui, ma è niente meno che una divinità e anche una delle più scaltre, dio degli scambi, delle truffe, degli affari: Mercurio. A costui è stato ordinato da suo padre Giove di aiutarlo a conquistare la moglie di Anfitrione, Alcmena, e, di coprirlo mentre si unisce a lei, trattenendo il marito che torna da una battaglia e lo schiavo Sosia. La serie di fraintendimenti scaturita dall’avventura dei divini padre e figlio funge per Plauto da pretesto per narrare la nascita dell’eroe Ercole, concepito in quella interminabile notte.

L’argomento moderno del ‘doppio’ è trattato da Plauto in una forma di spettacolo innovativa, la tragicommedia. L’opera del commediografo latino ebbe successo nella sua epoca, ma fu d’ispirazione anche per la letteratura moderna: viene da pensare a Dr Jekyll and Mr Hyde, a Dostoevskij, a Goldoni, a Pirandello.

Recentissima è la messa in scena dell’Anfitrione della regista Teresa Ludovico, in questi giorni al Teatro Kismet di Bari, con musiche eseguite dal vivo.

Abbiamo potuto parlare direttamente con la drammaturga in occasione della visione dello spettacolo da parte di alcune classi terze del Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” di Bari.

– Non si tratta di una riproposizione ma di una vera e propria riscrittura della commedia plautina.- afferma la Ludovico -Per realizzarla mi sono chiesta: quale ambientazione e quali personaggi avrebbe scelto Plauto se fosse vissuto oggi? Ho immediatamente pensato all’ambiente della camorra, agli ‘uomini d’onore’ e alle ‘donne d’onore’: erano perfetti per rappresentare l’atmosfera dell’Amphitruo. –

La Ludovico ha reso in pieno il teatro plautino; ogni dettaglio ha contribuito a coinvolgere gli spettatori e a farli entrare nel ‘tragicomico’. A partire dal gioco degli specchi, sfruttati non solo come scenografia suggestiva, ma perfetti anche per dare l’idea del doppio, per poi passare all’interpretazione umoristica degli attori che, al netto di alcuni riferimenti all’epoca moderna, sono rimasti fedeli alla sceneggiatura di Plauto, facendo uso dei giochi di parole, dei doppi sensi e del metateatro.  Non sono mancati richiami alle questioni più attuali quali l’identità virtuale, che ormai ognuno di noi ha sui social e che spesso diventa un’arma a doppio taglio, o alla condizione della donna, spesso vista ancora, purtroppo, come oggetto, ma, nel caso dell’Anfitrione, Alcmena è una donna che si ribella e si fa rispettare, non accettando l’inganno di cui è stata vittima.

Insomma, uno spettacolo da non perdere, che fa ridere e allo stesso tempo riflettere, adatto a grandi e giovanissimi. Si replica al Teatro Kismet la mattina del 10 marzo per le scuole e sabato 11 marzo, alle ore 21:00, e domenica 12 marzo, alle ore 18:00, per chiunque si sia incuriosito e abbia voglia di fare un salto a teatro con i Romani.

Caterina Sylos Labini

3C Cambridge, Liceo Classico Statale “Quinto Orazio Flacco”, Bari

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